Torna il vento di protesta forte nel Sulcis Iglesiente, in Sardegna. Quattro lavoratori dipendenti diretti della Portovesme srl hanno scalato una ciminiera di cento metri di altezza e si sono asserragliati sulla cima per manifestare contro il caro energia, che mette in pericolo la continuità operativa dell'azienda. In ballo 1.300 posti di lavoro.

(Le immagini dalla ciminiera dell’impianto Kss della Portovesme srl, a cento metri d’altezza, pubblicate sulla pagina Facebook della Cgil Sarda)

La temperatura si è alzata lunedì, quando gli addetti degli appalti hanno iniziato un'assemblea permanente, proprio nel piazzale di accesso alla Portovesme srl, dove sono state montate alcune tende.

(Per ascoltare il podcast dell'intervista di Collettiva a Fausto Durante clicca QUI)

"Oggi (28 febbraio) - hanno scritto i sindacati confederali e le categorie di riferimento del settore in un comunicato - è la data entro la quale si devono presentare le soluzioni tecnico-giuridiche per interrompere la procedura di fermata dell’80% delle attività della Società, con la chiusura di interi reparti e dell’impianto di raffinazione di San Gavino Monreale. La situazione, legata al caro energia e le proposte di risoluzione sono state sottoscritte lo scorso 20 gennaio durante l’incontro tra la Regione Sardegna, Portovesme Srl, Rsu Portovesme Srl e le segreterie territoriali Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil, e le confederazioni territoriali Cgil, Cisl e Uil.

Purtroppo con grande rammarico quella data (28 febbraio) è arrivata senza che ci sia stato nessun atto concreto, sia di tipo commerciale tra privati, che di fonte governativa e/o legislativa per calmierare il prezzo e garantire la continuità produttiva. Prendiamo atto che gli incontri e le buone intenzioni emerse durante gli incontri con i parlamentari sardi nei mesi scorsi e il ruolo della Regione Sardegna non hanno prodotto un risultato tangibile. A oggi i livelli istituzionali non hanno messo in campo nessuna iniziativa finalizzata a modificare le azioni dell’azienda. Le procedure di Cassa Integrazione sono partite mettendo addirittura in taluni casi i lavoratori gli uni contro gli altri, come si è potuto constatare in questi giorni negli appalti, anello debole del sistema produttivo che andrebbe maggiormente tutelato così come i lavoratori somministrati.

Di fronte a nessuna condotta risolutiva - scrivono i sindacati - siamo costretti a mettere in campo un’azione rilevante per porre al centro la vertenza energia, in quanto la soluzione non può essere la mortificante cassa integrazione, nella migliore delle ipotesi, ma il lavoro dignitoso. Il percorso di modernizzazione proposto dall’azienda che porterebbe alle nuove produzioni per le batterie al litio è un percorso positivo e virtuoso nel rispetto dell’industria del futuro; riteniamo che si debba arrivare certamente alle nuove lavorazioni ma con lo stabilimento in marcia; la storia ci insegna che quando la fabbrica si ferma la ripartenza è carica di incognite e variabili. Chiediamo ai Sindaci, alla Regione Sardegna e ai Parlamentari, l’impegno concreto per dare alla nostra isola, le stesse opportunità delle regioni peninsulari.

Il 15 Novembre 2022 è stata pubblicata la Legge Costituzionale sul principio di insularità, la quale seppur inserita nella Costituzione, rimane una mera enunciazione. La battaglia sul caro energia coinvolge in modo impattante i territori del Sulcis Iglesiente e del Medio Campidano che non possono permettersi la perdita di 1300 buste paga. Se ciò dovesse accadere saremmo al dramma sociale. Le proposte sul tavolo sono note: - Verificare la possibilità di riproporre lo strumento della Superinterrompibilità per le aziende energivore della Sardegna e della Sicilia. - Possibilità di siglare un contratto bilaterale con termini simili a quelli esistenti per altre imprese energivore del territorio Sardo e nazionale. - Revisionare il metodo di fissazione del PUN sulla base della struttura dei costi delle singole fonti di generazione elettrica. Chiediamo lo stesso livello di attenzione e capacità di esito positivo come praticato per altre vertenze nazionali e locali. Questa iniziativa, nel pieno rispetto delle regole democratiche, delle persone e degli impianti, non si fermerà sino al raggiungimento degli obiettivi, che portino innanzitutto a un incontro immediato presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy finalizzato alla risoluzione del problema".