“Lavoro, in quantità e di qualità”, è questa la prima cosa che serve al rilancio di Palermo. “Qui le cose che servono a tutti, servono un po’ di più”. Al termine del congresso della Cgil Palermo, l’Assemblea generale ha confermato Mario Ridulfo alla guida della Camera del Lavoro. Eletto due anni fa, nel novembre del 2020, continuerà a portare avanti con fatica ed entusiasmo le battaglie del sindacato.

Quando lo raggiungiamo al telefono è pronto a sciorinare un elenco lungo, ma ragionato, di esigenze che non possono più aspettare. “Un progetto industriale per la città che le restituisca le filiere produttive abbandonate in questi anni, a cominciare dall’area di Brancaccio. Allungando lo sguardo fuori città, sul territorio, penso anche alla zona di Termini Imerese e a quella di Carini. Davanti abbiamo un’occasione senza precedenti, quella del Pnrr, che si aggiunge a tutta la programmazione dei fondi comunitari”. Palermo, città sul mare, ha potenzialità enormi. “Pensiamo soltanto al tema della transizione energetica. Questa città può essere un punto di attrazione e di incontro tra mondi diversi: Africa, Asia, Europa. Palermo, come tante altre città che si affacciano sul Mediterraneo, può giocare un ruolo da protagonista nel futuro di questo Paese e anche del continente”.

C’è un’ansia positiva dettata dall’urgenza di “cogliere le occasioni che abbiamo davanti, di non sprecarle come è successo purtroppo con quelle alle spalle. Io ricordo sempre – elenca con amarezza Mario Ridulfo – il patto per la Sicilia, il patto per Palermo, il patto per il Sud, la programmazione comunitaria, le Zes, le zone franche urbane, una bulimia normativa che non ha realizzato niente di quello che aveva previsto”.

È un’apertura importante per il futuro della città e di un territorio, di un’area, quella del Mezzogiorno, che ha dovuto subire una lunga storia di promesse non mantenute. Una riflessione che arriva all’indomani della cattura del superlatitante mafioso Matteo Messina Denaro, un segno concreto di speranza per l’Italia e, in particolare, per la Sicilia. “Abbiamo bisogno della garanzia che questo lavoro, questa ripresa legata anche ai fondi del Pnrr, sia portato avanti nella legalità. Abbiamo bisogno come il pane – sottolinea Mario Ridulfo – che tutti i fenomeni di illegalità diffusa a partire da quelli legati alla criminalità organizzata, ma non solo, anche a quelli tollerati, a volte persino giustificati in città, vengano superati. Il lavoro di qualità non può proliferare nell’illegalità. Abbiamo bisogno di una presenza forte dello Stato. Per costruire il futuro di Palermo, dobbiamo guardare quello che è successo nel passato”.

Quali sono le priorità? “Questa città perde residenti, ha un tasso di natalità più basso del tasso di mortalità. In questi anni sono andati via tanti giovani: a emigrare sono stati i più intraprendenti, competenti, i laureati”.

Via dal Sud, a cercare una prospettiva altrove. Spesso, in questi anni, anche lontani dal sindacato, che fatica ad attrarli. Cosa ci vorrebbe per riavvicinare i giovani? “Un sindacato meno burocratizzato – ci risponde il segretario generale della Camera del Lavoro di Palermo –. Svecchiare le nostre prassi, tornare a essere un luogo vissuto dalle persone, un soggetto che si misuri con i bisogni delle persone più semplici, più fragili, più precarie. Un luogo di confronto e discussione, ma anche un soggetto in movimento. Se un giovane incrocia il sindacato a trent’anni, dopo tanti anni di precariato, lavoro atipico, lavoro nero, sfruttamento, la sua fiducia verso gli altri è residua. E allora serve un sindacato che stia più tra la gente, nei luoghi di lavoro, nelle periferie”.

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