La primavera qatariota è esplosa all’improvviso, in pieno inverno europeo. Fuori dal condizionato microclima degli stadi di Doha, ma dentro i burocrati palazzi di Bruxelles. Dove al posto delle rose sono sbocciate banconote, affastellate in sacchi e valige. Mazzette al posto del silenzio o del più becero servilismo. Nulla di nuovo sotto al sole rarefatto di questi mondiali di plastica. È il prezzo da pagare per soddisfare le voglie dello sceicco viziato che baratta gli occhi chiusi sui diritti con i passaggi no look di Messi. Oggi tutti bravi a sentenziare che per far rotolare quel pallone insanguinato è servito l’aiutino, ma ieri nessuno a chiedere l’aiuto vero, quello del Var. Altrimenti l’unica decisione sarebbe stata sospendere la partita per impraticabilità di etica. Ed è lacerante scoprire che chi si è macchiato di crimini così abominevoli, abbia avuto un passato di lotta contro le ingiustizie. È un attimo partire dal rinascimento arabo e ritrovarsi nel bel mezzo del medioevo europeo.