L'Ispettorato del Lavoro di Caserta ha denunciato cinque imprenditori per sfruttamento dei braccianti e ricorso al lavoro nero. È quanto si apprende da una nota. L'operazione, fanno sapere, ha riguardato i territori dell’agro-aversano, dell’agro-sessano e della zona dei Mazzoni.

Diciassette le aziende agricole sottoposte a controllo – soprattutto campi di piantagione di pomodori, peperoni, melanzane, angurie – delle quali 14 sono risultate non in regola con la normativa in materia di rapporti di lavoro e legislazione sociale. In altre 3 gli accertamenti sono in corso.

Nello specifico, gli ispettori hanno verificato le posizioni di 64 lavoratori ed hanno emanato 4 provvedimenti di sospensione dell’attività nei confronti di altrettante aziende, per la presenza di 20 braccianti completamente “in nero” (tutti stranieri, provenienti soprattutto dall’Est Europa e dal nord Africa). Dei 51 lavoratori provenienti da Paesi extra-Ue, 11 sono risultati privi del permesso di soggiorno per motivi di lavoro; per il loro impiego sono stati denunciati 5 imprenditori

A commentare la situazione sono la segretaria generale Flai Cgil Campania e Napoli, Giovanna Basile e il segretario generale Flai Cgil Caserta, Igor Prata: “Quanto scoperto dall’azione interforze di Ispettorato del Lavoro, Inps, Asl e Carabinieri nella zona dell’agro-aversano in provincia di Caserta fa emergere, una volta di più, le condizioni estreme a cui lavoratori e lavoratrici agricoli, per lo più extracomunitari, sono sottoposti. Da settimane chiediamo lo stop al lavoro durante le ore più calde della giornata, ma ad oggi non abbiamo ricevuto nessuna risposta alle richieste avanzate alla Regione Campania, affinchè emanasse una specifica ordinanza come fatto in altre regioni del Sud".

I sindacalisti quindi proseguono: "A questo si aggiungono le tante irregolarità nei rapporti di lavoro, nel rilascio permessi di soggiorno e le paghe da fame per un’intera giornata nei campi. Tutto ciò è sfruttamento, si chiama caporalato ed esiste una legge nazionale per contrastarlo, ma le aziende, complice anche la scarsità di controlli e sanzioni, la aggirano senza troppi scrupoli. La politica e le istituzioni devono farsi carico una volta per tutte di questa piaga sociale che colpisce migliaia di lavoratori e lavoratrici, senza i quali non sarebbe garantita la filiera agricola in Campania”.