Lavorare un giorno in meno a parità di salario: solo una provocazione? O un modo per redistribuire tempo e ricchezza? Lo abbiamo chiesto a Giorgio Maran, autore del manifesto per la riduzione della settimana lavorativa
Lavorare un giorno in meno a settimana a parità di salario? Cioè quattro giorni anziché cinque, guadagnando lo stesso? Una provocazione, una fantasia da fannulloni. Ovvio che non si può fare, perché…
Seguono varie motivazioni, del tipo: abbiamo bisogno di più e non meno lavoro per riattivare la crescita economica; le aziende non reggerebbero i costi; in tutti i paesi più avanzati si lavora di più che in Italia, come possiamo pensare di lavorare di meno? Eccetera, eccetera. Ebbene queste obiezioni in realtà possono essere superate, in molti casi confutate, attraverso un ragionamento che si basa sulla storia, sull'andamento dell'economia, su quello che succede in altri Paesi e, soprattutto, su una riflessione intorno ai reali bisogni delle persone. Su come, in pratica, si può migliorare la vita di tutti di noi, abbattendo le enormi disuguaglianze che oggi ci dividono.
Di questo ha scritto Giorgio Maran, sindacalista Cgil ed esperto di economia, autore di “Quattro giorni: manifesto per la riduzione della settimana lavorativa” (edizioni People, 2022). Noi gli abbiamo proposto quattro "ostacoli" da superare in quattro mosse.
La Germania aumenta il salario minimo, la Spagna vara una legge epocale contro la precarietà, molti Paesi sperimentano la settimana corta. E la “Repubblica fondata sul lavoro” cosa fa?