Le statistiche Istat sull’andamento di occupati e disoccupati nel mese di aprile hanno scostamenti lievi rispetto al mese precedente. Il dato più importante è che si conferma la continua crescita dell’occupazione precaria che raggiunge il nuovo record di 3 milioni 166 mila dipendenti a termine. Tutto questo in un anno di forte crescita economica, come confermano i recenti dati sul Pil. Il secondo elemento da considerare è che neanche stavolta il tasso di occupazione arriva alla soglia del 60%, nonostante l’andamento demografico. Il numero totale di dipendenti è più o meno quello di febbraio 2020, ma il tasso rispetto ad allora si alza soprattutto perché ci sono oltre 500 mila persone in meno fra la popolazione in età 15-64 anni, altrimenti avremmo lo stesso tasso pre-pandemico di circa il 59%.

Un'ulteriore constatazione è relativa al proseguimento dell’invecchiamento dell’occupazione italiana; il contributo alla crescita degli occupati nell’ultimo anno (aprile 2021-2022) per gli over 50 è di circa il 40%, che superano in numero totale gli occupati 35-49 anni che ancora arretrano. Come è noto, la precarietà (così come il part-time involontario) colpisce maggiormente i giovani, i migranti e le donne ma, nonostante il vertiginoso aumento di lavoratori precari, il tasso di occupazione delle donne resta ancora sotto il 51%.

Mi pare ci sia da riflettere, rispetti ai trionfanti commenti del mese precedente, e soprattutto da agire perché mese dopo mese non si può assistere all’aumento dei dipendenti a tempo determinato senza fare niente.

Fulvio Fammoni, presidente Fondazione Di Vittorio Cgil