Il settore delle telecomunicazioni ha bisogno di norme “urgenti” per “definire i limiti elettromagnetici, semplificare la permessistica, intervenire sul costo dell’energia, riconoscere l'inflazione sulle tariffe e l'adeguamento dell'Iva al 5 per cento, la rateizzazione del costo delle frequenze e l'avvio di politiche attive del lavoro per accompagnare la trasformazione digitale e favorire l'acquisizione di nuove competenze”. Questa la posizione dei sindacati di categoria, espressa nell’incontro sulle Tlc tenutosi il 24 maggio presso il Mise alla presenza dei ministri Colao e Giorgetti, della sottosegretaria Ascani, di Asstel, Agcm, Agcom, delle varie associazioni datoriali della filiera, e degli amministratori delegati delle più importanti Telco.

I sindacati hanno denunciato “i ritardi nella convocazione del tavolo, peraltro particolarmente affollato, per arrivare ad una sintesi sulle politiche di settore a causa delle troppe e diverse aspettative”, si legge nella nota unitaria di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil.

“Sono stati posti i temi della regolamentazione che non risponde più alla trasformazione infrastrutturale – prosegue la nota –, dei servizi e dei business innovativi, continuando ad erodere valore solo a vantaggio dei consumatori”. I sindacati hanno richiamato le Authority a intervenire “per regolare un settore che ha passato l’ultimo decennio a farsi la guerra sui prezzi, è ora di cambiare urgentemente l’approccio garantendo la connettività come diritto universale dei cittadini assicurando però l'inclusione sociale in tutte le aree del Paese”.

Il modello industriale scelto con i bandi, sottolineano le organizzazioni di categoria di Cgil, Cisl e Uil, “non risolve l'endemico problema delle aree a fallimento di mercato mentre di converso si crea ipertrofia di reti nelle aree A e B aumentando di fatto le disuguaglianze. È stato sollecitato il finanziamento per l'avvio del fondo di settore, definire la certificazione per il rilancio dei Crm/Bpo, il contrasto alle delocalizzazioni e il rispetto delle clausole sociali e delle tabelle ministeriali soprattutto da parte delle aziende partecipate dello Stato”. Il sindacato ha denunciato “il silenzio sulla vertenza dell’appalto Ita e la necessità di riconvocare urgentemente il tavolo per trovare una soluzione e garantire tutti i livelli occupazionali”.

Slc, Fistel e Uilcom hanno ribadito la richiesta confederale al governo di “convocare il tavolo per Tim alla presidenza del Consiglio”. L'incontro del 24 maggio – sottolineano - “non è sostitutivo della richiesta confederale” e “il piano dello spezzatino di Tim è sbagliato”. “Solo in Italia a livello europeo si sta procedendo al superamento dell'azienda verticalmente integrata, con vantaggi per l'asse franco-tedesco nel consolidamento industriale delle Telco a livello europeo. Le segreterie nazionali hanno altresì chiesto al governo di assumersi le responsabilità sulla vicenda Tim nei confronti dei lavoratori e del Paese, uscendo dalla cortina del silenzio nella quale si è rifugiato aspettando che il mercato faccia anche le scelte per conto della politica”, precisa la nota unitaria.

Le segreterie nazionali di Slc, Fistel e Uilcom hanno deciso di "proclamare nelle prossime ore lo sciopero del Gruppo Tim contro il piano industriale che questo nuovo management vuole portare avanti", conclude il comunicato.