Lo scriveva nel 1978, nelle pagine de La chiave a stella, Primo Levi: "Il lavoro è formazione, è conoscenza, è sapere". Lo confermava ad ogni piè sospinto Bruno Trentin, 'i lavoratori sono più creativi e più liberi con la formazione'. Lo ripete oggi, come un mantra, Maurizio Landini: "Cambiare sistemi di produzione comporta un grande investimento su formazione, cultura, conoscenza".

E chi è escluso dalla formazione è irrimediabilmente tagliato fuori dai processi produttivi, soprattutto oggi, in un mondo del lavoro in grande cambiamento come quello attuale, attraversato da continue ristrutturazioni e riorganizzazioni. L'accesso al sapere diventa così un antidoto fondamentale allo sfruttamento del lavoro. Lo hanno detto a chiare lettere tutti i partecipanti al seminario della Cgil dedicato per l'appunto alla formazione, o meglio, alla "formazione continua nei contratti collettivi nazionali di lavoro", che si è tenuto nel pomeriggio del 3 marzo.presso la sede di Corso d'Italia.

L'occasione è servita per fare il punto sulla formazione, con la presentazione di un'indagine qualitativa sui contratti, partita nel 2019 e durata diciotto mesi, che ha riguardato 65 ccnl, articolati in undici categorie sindacali della Cgil (in pratica, tutti i lavoratori attivi, esclusi i pensionati). Di questo lavoro, se ne farà presto una pubblicazione, che verrà distribuita al prossimo congresso generale della Cgil.

"Gli ultimi rinnovi si sono concentrati sul tema della formazione continua - ha affermato Simonetta Ponzi, responsabile del coordinamento Cgil su fondi interprofessionali, formazione continua e formazione permanente -, che va assumendo sempre maggior importanza. E questo è anche il nostro obiettivo: far diventare la formazione una materia contrattuale strategica e analoga a tutte le altre, alla stregua del salario o dell'orario di lavoro. Nel contempo, va rafforzato il rapporto, ancora poco sviluppato, tra formazione e contrattazione di secondo livello, perché è proprio lì che si affrontano i processi di riorganizzazione aziendale sul territorio e di riqualificazione delle competenze dei lavoratori, materia formativa per eccellenza'".

"I processi d'innovazione rendono più che mai indispensabile la formazione per evitare che i lavoratori vengano esclusi dai processi produttivi - ha sottolineato Simonetta Ponzi -. Insomma, si deve poter arrivare all'apprendimento permanente. E dalla sempre più stretta connessione tra innovazione e formazione non devono essere esclusi i lavoratori precari, quelli a tempo determinato, gli stagionali, che in molti settori produttivi sono diventati maggioranza. Per loro, da sempre, è più difficile accedere ai processi formativi. Noi lo sappiamo bene ed è per questo che dobbiamo rendere strategica la formazione dentro i ccnl, allargando il discorso alla contrattazione decentrata sul territorio. La formazione non è più una materia riservata a pochi addetti ai lavori e meno che mai deve essere materia di scambio, ma un caposaldo fondamentale dei contratti, a tutti i livelli. È un processo culturale da fare, e deve essere trasversale a tutti i ccnl, per cui ogni categoria delinea le linee guida per il secondo livello, e i delegati, cuore pulsante del sindacato sui luoghi di lavoro, ne divengono protagonisti".

L'autrice dello studio presentato, la ricercatrice sociale Alessandra Bozzoli, ha rimarcato le caratteristiche che assume oggi il mondo della formazione rispetto ai cambiamenti in atto col nesso fondamentale tra formazione e organizzazione del lavoro. Di ogni contratto esaminato, è stato fatto un lavoro di monitoraggio, ricavandone una scheda, approfondendo temi quali il diritto alla formazione e la salute e sicurezza sul lavoro, ma parlando anche di bilateralità e commissioni paritetiche. "Il problema è che la formazione deve essere fatta bene, e su questo c'è molta discontinuità nei contratti - ha evidenziato -. Non è tanto un problema di quantità, ma di qualità dei corsi formativi effettuati. Tuttavia, ci sono novità positive, come quelle introdotte negli ultimi rinnovi di edili e alimentaristi sui processi di riorganizzazione, con ricadute sulla contrattazione decentrata. O come la registrazione dei corsi formativi effettuati, contenuta nell'ultimo ccnl dei metalmeccanici, che evidenzia il diritto soggettivo alla formazione. Il prossimo obiettivo deve essere la formazione permanente ottenuta grazie alla contrattazione, un percorso lungo e non ancora concluso, collegato alla presenza in azienda del delegato alla formazione, che a sua volta, deve avere gli strumenti per poter agire, come il libretto formativo e la certificazione".

Alessandra Bozzoli ha poi parlato di alternanza scuola-lavoro, della Flc che ha firmato accordi formativi riguardanti università e istituti tecnici, di Flai e Filcams che si sono occupate di lavori stagionali, dove la formazione svolge un ruolo decisivo nella negoziazione del ccnl al fine di contrastare la precarietà, senza dimenticare il ruolo importante giocato da Nidil sulla materia. Inoltre, la Flai ha anche messo a punto un vademecum per i suoi delegati sulla contrattazione da fare sulla formazione. E ancora, la studiosa si è soffermata sul rapporto tra formazione, molestie sessuali, maltrattamenti e violenze sulle donne, temi purtroppo, ancora marginali in molti ccnl. Senza dimenticare la novità positiva, indispensabile in tempi di pandemia, dell'incremento significativo della formazione a distanza, ottenuto grazie all'innovazione tecnologica in materia.

"Sulla formazione c'è ancora tanto lavoro da fare - ha sostenuto Nicola Marongiu, capo area contrattazione e mercato del lavoro della Cgil nazionale -, Abbiamo di fronte innumerevoli difficoltà, ad esempio sotto il profilo organizzativo, per il fatto che la contrattazione di secondo livello si svolge in una parzialità di luoghi e gli accordi fatti non sono disponibili, non essendoci ancora la relativa digitalizzazione dei contratti. Bisogna poi costruire una relazione più forte tra formazione e organizzazione del lavoro, con una partecipazione più attiva e coinvolgente del sindacato, Tranne qualche eccezione, vedi i contratti di Aspi e Luxottica, le imprese tendono ad agire da sole nel campo. Il sindacato deve fare di più, diventando protagonista e capace di contrattare in azienda sulla formazione. Anche sotto il profilo delle risorse da destinare alla formazione. Ciò vuol dire che dobbiamo saperne di più, imparando anche a saper leggere i bilanci delle aziende".                

Marongiu si è poi soffermato sui lavoratori precari, quasi sempre tagliati fuori in ambito formativo. "Anzichè formarli e renderli così partecipi dei nuovi processi produttivi, molte imprese li escludono con la scusa dei rapporti di lavoro a termine, preferendo un ricambio periodico della forza lavoro. In tal modo, il mercato del lavoro diventa sempre più frammentario senza una qualificazione dei lavoratori. Viceversa, la formazione è sempre più essenziale e va aggiornata continuamente, arrivando a una trasformazione su scala molto più ampia dei processi formativi. In questo, gioca un ruolo decisivo la contrattazione a tutti i livelli. Il processo non è omogeneo, ma disarticolato nelle categorie e sui territori. Ad esempio, assai innovativo è il nuovo contratto nazionale degli edili appena firmato, che dedica molto spazio alla formazione e tiene conto dell'emergere di nuove figure professionali nel settore attraverso moderni sistemi di classificazione".      

A tirare le somme di tutta la discussione ci ha pensato il vicesegretario generale Cgil, Gianna Fracassi. "Siamo oggi in una fase cruciale della formazione per la rapida trasformazione in atto. La Cgil deve essere pronta al cambiamento e a fare sistema nell'ambito dei processi formativi. Non partiamo da zero, siamo sulla strada giusta, ma ci sono punti di criticità. Lo studio presentato oggi ci aiuta, perché il monitoraggio sui contratti è un'operazione fondamentale per capire l'efficacia delle scelte contrattuali fatte nel processo negoziale. C'è anche un problema di tassonomia della formazione, di pulizia lessicale. Ovvero, dobbiamo distinguere formazione da addestramento: le cosiddette pillole, ovvero i micro-interventi, sono ben diverse dai processi di formazione. Per esser veramente tale, la formazione ha bisogno di modelli, strumenti, tempi. Altrimenti rischiamo di non leggere i bisogni formativi. Una dimensione contrattuale innovativa riguarda il ruolo dei lavoratori sulle scelte aziendali".

"C'è poi un discorso di qualità della formazione, processo assai difficile da definire e da individuare. Oggi ci sono tante risorse a disposizione, necessarie per effettuare un rapido cambiamento. Ma dobbiamo saperle gestire sul piano contrattuale e questo non sempre avviene, come nel caso dell'Anpal. La pandemia ha rallentato ogni cosa, ma ora dobbiamo muoverci puntando sull'esigibilità del diritto alla formazione, sapendo che abbiamo a che fare con un sistema frammentato, a macchia di leopardo, con il rischio di ulteriori diseguaglianze davanti a noi. Il primo terreno è l'integrazione fra tutti gli strumenti. Abbiamo fatto passi avanti, ma o giochiamo in squadra fra confederazione, categorie e territori, oppure si apriranno contraddizioni, soprattutto sulla precarietà della formazione", ha aggiunto la dirigente sindacale.

"Dobbiamo fare ordine sulle scelte che mettiamo in campo: ad esempio, contrattazione inclusiva e di sito, anche sul piano formativo. Sapendo che i bisogni formativi sono tanti e non possiamo assolverli tutti. È un terreno che necessita di sistematicità di soggetti pubblici, come nel caso dell'alternanza scuola-lavoro, dove concorrono scuole, università, istituti tecnici, che coinvolgono studenti, ma anche lavoratori. C'è bisogno di una leva di risorse ad hoc per la riqualificazione e un ulteriore processo di scolarizzazione, altrimenti le diseguaglianze aumenteranno. Per evitare questo, ministero dell'Istruzione e ministero del Lavoro devono parlarsi di più. Infine, la Cgil: anche noi abbiamo bisogno di più competenze sulla formazione, dobbiamo formarci di più, arrivando a una contrattazione della formazione come elemento strategico anche per il sindacato, per essere all'altezza del cambiamento in atto", ha concluso Gianna Fracassi.