550 assunzioni, 300 stabilizzazioni di somministrati e 122 conferme di contratti di apprendistato. Si è chiuso sul filo di lana del 2021 l’accordo tra i sindacati e Bper, diventato il quarto gruppo italiano dopo un percorso che ha visto la banca partire dalle dimensioni di una piccola cassa di risparmio. Dopo l’acquisizione di Unipol nell’ottobre 2019, di 500 sportelli Ubi a febbraio e di 30 filiali Intesa a luglio dell’anno scorso, per l’istituto modenese si poneva la questione della difesa occupazionale e dell’armonizzazione dei trattamenti economici e normativi.

“Dopo tre mesi di trattative, abbiamo ottenuto un bel risultato su tutti i fronti – commenta Nicola Cavallini, coordinatore nazionale Fisac Cgil di Bper -. A fronte di 1100 esodi volontari entro il 2024, 550 assunzioni che saranno fatte rispettando due vincoli: la sostituzione nei territori in cui si registrano le uscite, in particolare alcune zone disagiate del sud, Calabria, Sicilia e Sardegna, e dei lavoratori con disabilità con altrettanti dipendenti con medesimo handicap”.  

Se si aggiungono a questi numeri le conferme e le stabilizzazioni, si arriva a un migliaio di assunzioni, con un importante ricambio generazionale e professionale. Un esito non scontato, soprattutto in una fase di sviluppo del settore che vede premere sull’acceleratore dell’automazione dei servizi, del potenziamento dell’on-line, e della diffusione dei rapporti con sistemi informatici. “E anche un dato importante non solo per una banca, ma per l’intero Paese, che anziché retrocedere intende scommettere sul futuro, rilanciare e investire – spiega Giacomo Sturniolo, segretario nazionale Fisac Cgil -. In questo periodo hanno influito l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e le aspettative sugli investimenti. Pur razionalizzando, il gruppo intende aprire sportelli specifici rivolti alle imprese, orientando le attività all’economia del territorio. Se l’Italia ha quella che è stata definita una malattia, e cioè un tessuto economico fatto di piccole e medie imprese, il sistema bancario si adegua e apre nuovi punti per rispondere alle loro esigenze”.

L’accordo con Bper Banca, 19 pagine firmate il 28 dicembre oltre che da Fisac Cgil, anche da Fabi, First Cisl, Uilca e Unisin, contiene nuove previsioni in tema di previdenza complementare, assistenza sanitaria, mobilità territoriale. Sul fronte previdenza, sono stati raggiunti due risultati: il contributo aziendale è stato aumentato per tutti al 3,9 per cento della busta, senza penalizzare quanti hanno una contribuzione superiore, e per i dipendenti con meno di 35 anni assunti dal 2022 per i primi quattro anni c’è un aumento del contributo aziendale. Per quel che riguarda la polizza sanitaria è stato allargato il network delle strutture con rimborso diretto, e per il pendolarismo è stato introdotto un meccanismo che disincentiva l’azienda a trasferire i dipendenti in filiali troppo lontane da casa.

“Rimangono aperte ancora diverse questioni – prosegue Cavallini -. Prima fra tutte il piano industriale, che sarà presentato a febbraio, mentre la manovra esodi è stata già varata, una palese anomalia. Inoltre, sempre a livello societario, sul tavolo c’è la possibile acquisizione di Carige, che allargherebbe la presenza del gruppo al Nord, in Liguria e Toscana, un’incognita per le ricadute sui dipendenti. Ultima ma non ultima, l’arretratezza tecnologica: noi oggi scontiamo un gap enorme rispetto alle principali concorrenti, lavoriamo con procedure di trent’anni fa e non possiamo più permettercelo. Alla banca abbiamo fatto presente che deve investire in questo settore perché disservizi e ritardi continuano a essere all’ordine del giorno. Infine, le pressioni commerciali, che da un anno a questa parte si sono intensificate: gli obiettivi sono sfidanti, ma gli strumenti sono inadeguati. E questo è un mix pericoloso perché rischia di scaricare sulla clientela le conseguenze di una cattiva consulenza”.