Non si arrendono al rinvio di fatto sine die dell’entrata in vigore della riforma dello sport e del lavoro sportivo, fissata per il 1° luglio del 2022 e posticipata dal decreto Sostegni al 31 dicembre 2023. Il settore, duramente colpito dalla crisi pandemica e dalle misure messe in atto per il contenimento del Covid, occupa oltre 100mila lavoratori dipendenti e più di 500mila collaboratori. Allenatori, personal trainer, istruttori, insegnanti, assistenti provenienti da tutta Italia, in rappresentanza dell’intera categoria, si sono dati appuntamento il 1° luglio alle 14 davanti a piazza Montecitorio a Roma per una manifestazione indetta dalle federazioni di categoria Cgil Cisl Uil, Slc e Nidil, Fisascat e Felsa, Uilcom e Uiltemp.

I sindacati chiedono di accelerare l’entrata in vigore della riforma e di ristabilire il termine per la piena applicazione della norma nei tempi dell’attuale legislatura: “Senza un termine improrogabile – sostengono in una nota - verrebbe meno ogni possibilità di confronto sui temi contenuti, rendendo di fatto nullo un intervento legislativo che doveva rappresentare, dopo lunghi mesi di riunioni e lavoro di due governi, un sostanziale cambio di passo per tutto il settore”. A più riprese nelle scorse settimane, anche di concerto con le associazioni di categoria degli atleti, i sindacati avevano sollecitato la ripresa dell’iter parlamentare per l’entrata in vigore di una riforma che, sebbene migliorabile, avrebbe posto finalmente le basi per il riconoscimento dei diritti fondamentali e delle tutele assicurative e previdenziali per tutti i lavoratori dello sport.

“Solo con proposte concrete e un confronto sui contenuti anche con le organizzazioni di rappresentanza del settore – conclude la nota congiunta – si può dare un futuro allo sport e dignità al lavoro sportivo. Lo sport italiano merita un futuro radioso. L’intero comparto, dopo la pandemia, ha assoluta necessità di essere ridisegnato e rilanciato, cominciando dai diritti di chi ci lavora”.