Tre giorni di manifestazioni per le vertenze della Calabria. Cgil, Cisl e Uil hanno annunciato dei sit-in di protesta: i sindacati confederali, insieme a lavoratrici e lavoratori, saranno nel piazzale della Cittadella Regionale (Catanzaro) per sostenere i loro diritti nelle manifestazioni e nelle assemblee organizzate dalle federazioni di categoria. Si parte oggi (martedì 22 giugno) con la protesta del comparto idraulico-forestale, mentre domani (mercoledì 23 giugno) si parlerà della vertenza Corap. Giovedì 30 giugno, infine, sarà il turno della sanità e dell’adesione allo sciopero nazionale dei lavoratori del settore elettrico, gas e acqua.

“Gli ultimi giorni del giugno 2021 – spiegano in un comunicato congiunto i segretari generali regionali Angelo Sposato (Cgil), Tonino Russo (Cisl) e Santo Biondo (Uil) – sono segnati in Calabria da una serie di manifestazioni relative ad alcuni gravi problemi irrisolti e che si aggiungono alla grande mobilitazione nazionale, articolata per territori, del 26 di questo mese, in cui a Bari, Firenze e Torino i sindacati confederali scenderanno unitariamente in piazza per il lavoro, per la proroga del blocco dei licenziamenti, per la giustizia e la coesione sociale, per la salute e la sicurezza, per il confronto con le parti sociali nelle scelte che riguardano il Pnrr e la ripartenza del Paese, per la concertazione come metodo che garantisce condivisione”.

Con questi tre eventi regionali, i sindacati hanno scelto di affrontare in prima persona gli annosi problemi della Calabria: dalla tutela del territorio e del bosco, al servizio anti-incendio e al gravissimo taglio nelle risorse per la forestazione; le questioni della depurazione, della sostenibilità ambientale e della transizione ecologica; riflettori puntati, infine, sul diritto all'assistenza sanitaria, in una regione che si trova al di sotto dei livelli minimi. Cgil, Cisl e Uil segnalano infatti come non si investano risorse per riconoscere il lavoro dei medici e degli altri operatori sanitari. Inoltre, in Calabria non si stabilizza il personale precario e non si programmano nuove assunzioni.