"Noi della Cgil ci siamo costituiti parte civile di questo processo, abbiamo sempre pensato che la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini venga prima del profitto e del mercato. E abbiamo sempre denunciato ciò che l'azienda dei Riva non aveva fatto, le responsabilità su troppi ritardi e furbizie". Così il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, in un'intervista a "30 minuti al Massimo", pubblicata sulla Stampa: "Al di là della sentenza, ora è importante accelerare tutti gli investimenti per far sì che la nuova azienda, con la presenza dello Stato, sia in grado di produrre acciaio rispettando salute e ambiente. La discussione va portata sul risanamento dell'acciaieria, perché il Paese ha bisogno della siderurgia, ma la salute e la sicurezza sono un vincolo sociale".

La questione dell'ex Ilva "si trascina da quasi dieci anni, noi siamo rimasti all'accordo che garantiva l'occupazione, poi non siamo stati più coinvolti. Ora serve un'operazione che dia prospettiva e, con i finanziamenti europei e gli obiettivi sulla decarbonizzazione, ci sono condizione nuove da sfruttare". Landini, in conclusione, ha rimarcato che "c'è un principio importante che è stato affermato in questo anno di pandemia: un'azienda che non è in grado di garantire le condizioni di sicurezza non deve lavorare, si deve fermare. Noi, unici in Europa, abbiamo firmato un protocollo anti-Covid nei luoghi di lavoro, che poi è stato recepito dal governo ed è diventato legge".