“Dobbiamo proseguire la nostra mobilitazione, nei luoghi di lavoro, nei territori. È venuto il momento. Riprendiamoci le piazze, la democrazia è fatta anche di proposte e di conflitto”. Con queste parole Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, ha concluso il suo intervento a piazza Montecitorio, nel corso della manifestazione di Cgil, Cisl e Uil oggi a Roma. La mobilitazione deve proseguire contro la sospensione del blocco dei licenziamenti, sul tema degli appalti, e sul diritto alla salute e alla sicurezza sul lavoro.

“Il tema che noi mettiamo al centro, la ragione fondamentale per cui siamo qui oggi - ha detto Landini -, è la tutela del lavoro, la formazione di nuovo lavoro per i giovani, per le donne”. Ma “il vero obiettivo che deve essere realizzato è un lavoro che permette  di vivere dignitosamente”. “Il nostro Paese ha una grande opportunità, che viene dalla possibilità di investire molti miliardi”, ma “ci sono cose che ancora non funzionano, se si vuole impedire che le persone che vanno al lavoro rischino di non tornare a casa. La questione centrale e la prevenzione: investire e fare assunzioni, e fare formazione”. Occorrono quindi “soggetti che sappiano controllare. In Italia ci sono 4 milioni di imprese, ma gli addetti ai controlli possono controllare al massimo 15 mila imprese”.

Landini ha ricordato i protocolli sulla sicurezza firmati durante la pandemia, vanno applicati: “Le aziende che non sono in grado di garantire la sicurezza, non possono lavorare, devono interrompere la loro attività e garantire la sicurezza”. Da qui, anche, la proposta precisa della patente a punti. “Le ultime morti, le ultime tragedie dimostrano che continua a prevalere la logica del profitto, ma questa cultura non è più accettabile, servono provvedimenti legislativi e cambiamenti concreti”.

Sugli appalti, “ieri (nell’incontro col governo, ndr) sicuramente siamo riusciti a portare a casa un primo risultato, nei testi che verranno distribuiti il massimo ribasso è stato cancellato, è importantissimo, ma non è sufficiente, occorre introdurre una precisa norma: l'appaltatore deve essere responsabile in solido di quello che succede a tutti i dipendenti nel sistema degli appalti, anche di aziende diverse. Occorrono gli stessi trattamenti economici e gli stessi diritti: deve diventare una regola, una legge. Inoltre, il costo del lavoro non deve essere un elemento che viene inserito nelle gare di appalto”. “Dovremo verificare se gli impegni presi entreranno nei provvedimenti del Consiglio dei ministri. Il problema è dare qualità, non liberalizzare gli appalti, fare assunzioni, abbiamo scritto a tutte le forze politiche, vogliamo che i partiti si assumano le loro responsabilità”.

“La decisione di superare il blocco dei licenziamenti - prosegue Landini - per noi non è accettabile, oggi non è il momento di licenziare, ci sono tante persone che hanno continuato a fare il loro lavoro, rischiando la vita, permettendo a tutti di sconfiggere il virus, era il lavoro essenziale, il lavoro anche di chi faceva le pulizie negli ospedali, di chi lavorava nei centri commerciali, allora erano gli eroi, ora a distanza che dovremmo dire, che gli si dà il benservito, che appena c’è una ripresa si possono licenziare? Oggi è il momento di proteggere il lavoro, non possiamo lasciare solo nessuno. Occorre un nuovo sistema di ammortizzatori sociali, uno nuovo Statuto dei diritti basato su un principio di fondo: che, a prescindere dal tipo di rapporto di lavoro, la persona deve avere le stesse tutele e gli stessi diritti. Il futuro non è essere precari, ma garantire le stesse tutele e gli stessi diritti a tutti”.

Sul Pnrr: “Abbiamo chiesto che si faccia un vero e proprio protocollo col governo, per discutere sempre con le organizzazioni sindacali, non si tratta di avere un diritto di veto, ma non si cambia il paese contro il mondo del lavoro. Un processo di cambiamento di questa natura non si decide in pochi al centro, c’è bisogno di una partecipazione democratica che coinvolga tutto il paese e il mondo del lavoro”.

“Valuteremo le risposte del governo nei prossimi giorni e nelle prossime ore". I sindacati chiedono di "prorogare il blocco sino alla fine di ottobre, e intanto fare la riforma degli ammortizzatori sociali. Dobbiamo proseguire questa nostra mobilitazione, nei luoghi di lavoro, nei territori. È venuto il momento, riprendiamoci le piazze, la democrazia è fatta anche di proposte e di conflitto. Uniti possiamo essere nella condizione di cambiare il nostro Paese, le decisioni dei prossimi mesi dureranno anche per i governi che verranno dopo, per il Paese che ci sarà tra sei anni. Non possiamo aspettare, dobbiamo intervenire adesso, adesso è il momento di prendere la parola e unire il mondo del lavoro e farci sentire, e lo faremo nei prossimi giorni”, ha concluso Landini.

“Siamo qui a suonare la campanella a un governo che in questi tre mesi si è alternato nel dialogo e nel confronto con noi con luci e ombre, poche luci”. Lo ha detto il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra, nel suo intervento alla manifestazione a piazza Montecitorio. Sbarra ha spiegato che il sindacato ha apprezzato il Patto per la Pa, l'accordo di aggiornamento del protocollo sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, l'accordo sulla vaccinazione nei luoghi di lavoro, il Patto per la scuola: “tutti segnali positivi”. “Ma non ci convince - ha proseguito - l'atteggiamento del governo di queste ore che si assume la responsabilità di portare in Cdm un decreto che conferma al 30 giugno l'uscita da blocco dei licenziamenti: dobbiamo opporci, quella norma va cambiata, perché non sono venute meno le ragioni che un anno fa hanno dato luogo al blocco”.

Secondo Sbarra, bisogna “dribblare l'inganno” di chi dice che il sistema industriale sta ripartendo e quindi le imprese vogliono tenere persone: “Non è vero - ha fatto notare - perché abbiamo filiere che stanno soffrendo, come quelle di moda, tessile, calzaturiero, automotive, chimica, all'indotto della siderurgia, filiere legate ai settori che stanno soffrendo come turismo, terziario, servizi”. “Il rischio di perdere 500 mila posti di lavoro c'è tutto ed è Bankitalia a dire che il rischio è concreto: cosa aspetta ancora il governo a convincersi che dobbiamo evitare uno tsunami sociale? La mobilitazione - ha assicurato Sbarra - continuerà nei prossimi giorni e settimane, sarà una mobilitazione efficace e intelligente, non fine a se stessa perché non serve al mondo del lavoro un protagonismo non ancorato a proposte, idee intelligenze” “E' il lavoro - ha concluso Sbarra - che curerà l'Italia e lo aiuterà a risollevarsi dalle macerie della crisi”.

Così il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, dal palco: "È una vergogna, è una strage, è un'emergenza nazionale. Continuiamo a dire no alle morti sul lavoro". Bombardieri ha citato gli ultimi dati Inail, l'incidente alla funivia, la ragazza morta a Prato e i braccianti agricoli di Latina drogati per non sentire la fatica: "Cosa aspettano il governo e le controparti a intervenire? Ci dicono che sono tutti d'accordo. Allora lanciamo una proposta alle associazioni datoriali: buttateli fuori. Fuori chi viola le leggi sulla sicurezza, altrimenti vale la logica del profitto a qualsiasi costo, anche a costo della vita". Insomma non bisogna dare soldi pubblici " chi uccide lavoratori".

Sul blocco dei licenziamenti fino a fine giugno, il segretario della Uil ha aggiunto: "Il governo deve fare una mediazione ulteriore: l'indicazione che ha dato Draghi non è una mediazione ma la posizione di Confindustria, che non rappresenta tutte le associazioni datoriali del Paese e forse neanche la maggioranza". Adesso, con Cgil e Cisl, "abbiamo un percorso di mobilitazione perché pensiamo che la politica e l'opinione pubblica possano aiutarci".

(a cura di Davide Orecchio, Emanuele Di Nicola, Carlo Ruggiero)