Oggi (15 febbraio) nel magazzino Amazon di Vigonza, in provincia di Padova, non si lavora. Dalle 6 e 30 di questa mattina gli addetti che effettuano le consegne sono in sciopero. Una protesta che arriva dopo una trattativa durata quasi un anno e due incontri che non hanno avuto esito. I protagonisti di questa vicenda sono circa 400 dipendenti di società esterne che lavorano in appalto: sono i driver, i fattorini, quelli che non si fermano mai e men che mai si sono fermati nel periodo del lockdown. 

Denunciano condizioni di lavoro insostenibili: "Per miseri stipendi (che chiedono, giustamente, di aumentare) sono sottoposti a ritmi di lavoro intollerabili e sono costretti a rispettare tabelle di marcia che mettono costantemente a rischio la loro, e altrui, incolumità. - spiegano Massimo Cognolatto e Romeo Barutta, rispettivamente alla guida della Filt Cgil Padova e Veneto - È già successo che nel ritmo frenetico delle consegne questi lavoratori si siano trovati coinvolti in incidenti, talvolta mortali. Senza considerare che gli eventuali danni ai mezzi sono tutti a loro carico, che devono assicurare una disponibilità di 7 giorni su 7 e che, anche sul fronte delle misure contro la pandemia, lamentano scarsa attenzione e protezione, per esempio per quel che riguarda la sanificazione dei mezzi".

Amazon e l'associazione dei datori di lavoro Assoespressi, a cui aderiscono le ditte in appalto, però, fanno melina. Prima accettano di avviare la trattativa ma di fatto al tavolo non pare abbiano intenzione di sedersi. Volevano in confronto regionale, Ora lo vogliono nazionale. Nel frattempo le condizioni di lavoro continuano a peggiorare secondo la pessima regola che vuole che a comandare sia sempre e solo il profitto mai il diritto.