No allo spostamento del centro di ricerca Ilab dall’Italia. E’ l’appello di lavoratori, delegati del gruppo Italcementi, Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil, lanciato oggi (venerdì 8 gennaio) nel corso di una videoconferenza stampa, con collegamenti dai vari stabilimenti e con le segreterie dei sindacati nazionali. Ma la richiesta di un incontro era stata avanzata dalle organizzazioni di categoria già nei giorni scorsi, che avevano indirizzato una lettera aperta all’amministratore delegato del gruppo Heidelberg, Dominik Von Acthen, da cui dipendono le sorti del centro di ricerca di Bergamo.

L’obiettivo dei sindacati è mantenere in Italia, oltre alle produzioni (sei cementerie a ciclo completo, uno per i prodotti speciali, sei centri di macinazione, per un totale di circa 2.500 dipendenti), anche la punta di diamante rappresentata dalla ricerca su innovazione e sostenibilità di Bergamo, con i suoi 32 tecnici di alto profilo professionale. Una delegazione sindacale era proprio a Bergamo, nel parcheggio antistante il Kilometro Rosso, dove ha sede il centro, ma lavoratori e delegati erano collegati da tutti gli stabilimenti italiani.

Il segretario nazionale della Filca Cisl Salvatore Federico era proprio a Bergamo: “L’11 dicembre scorso ci hanno comunicato che l’accordo firmato nel 2016 coi ministeri dello Sviluppo economico e del Lavoro era stato stracciato. Quell’accordo prevedeva garanzie occupazionali per gli stabilimenti di tutto il Paese e l’impegno di mantenere qui il centro di ricerca e sviluppo", spiega Federico: "Oggi siamo costretti a chiedere un incontro per dare serenità a tutti i lavoratori di Italcementi e per quelli dell’indotto, una fetta importante per molti territori”. In questa situazione, tra l’altro, Federbenton (l’associazione datoriale della filiera del cemento ndr) “resta completamente assente”.

La dismissione del centro di ricerca di Bergamo, in effetti, rappresenta un segnale molto pericoloso per tutti gli stabilimenti italiani e per l’intero settore. “L’operazione del gruppo Heidelberg deve essere subito fermata", dice Fabrizio Pascucci segretario della Feneal Uil nazionale: "Italcementi è per l’Italia un gruppo centrale, stiamo rischiando il disarmo. Senza l’innovazione di prodotto, infatti, resta solo la produzione, ma così si rischia la destrutturazione. Questa non è solo una vertenza sindacale, ma una questione in cui si mettono anche in discussione i rapporti tra una multinazionale e lo Stato italiano”.

Ad annunciare la mobilitazione è la segretaria nazionale Fillea Cgil Tatiana Fazi. “Il problema riguarda tutto il settore e molti altri stabilimenti, come quello di Porto Empedocle che è stato chiuso definitivamente nello scorso ottobre", conclude l'esponente sindacale: "Senza una risposta da parte del gruppo e del governo, nei prossimi giorni ci muoveremo per organizzare una grande mobilitazione il 29 gennaio. Ci auguriamo che nel frattempo ci sia qualche comunicazione, ma non permetteremo certo che si ripetano politiche predatorie da parte di una multinazionale sul nostro territorio. Ci aspettiamo di essere convocati, altrimenti andremo fino in fondo”.