Diciottomila addetti, la maggior parte impiegati in un’unica grande azienda, la Luxottica, che ne annovera ben 13 mila. Il resto suddiviso in 400 piccole e medie imprese, a produrre un’eccellenza del made in Italy: gli occhiali. Dal 31 dicembre 2018 erano senza contratto, venerdì 4 dicembre è arrivata la sigla in calce a un accordo positivo per sindacati e imprese. Il cammino che ha portato alla firma è stato faticoso perché Luxottica, pur non avendo disdetto il contratto, è uscita da Confindustria. Ma il risultato ottenuto è importante.

“Questo rinnovo è un ulteriore importante segnale positivo per il nostro sistema industriale", spiegano il segretario generale della Filctem Cgil Marco Falcinelli e la segretaria nazionale (con delega alla moda) Sonia Paoloni: L'intesa certifica che il sistema delle relazioni sindacali e della contrattazione in questo Paese sono all'altezza della difficile sfida che la crisi in atto ci pone davanti”. Già, la crisi: insieme al calzaturiero, l'occhialeria è il settore del comparto moda più in difficoltà, quasi tutte le aziende – a parte appunto Luxottica – hanno fatto e continuano a far ricorso alla cassa integrazione, in attesa che il mercato e le esportazioni ripartano. E allora aver rinnovato il contratto in questo scenario “aiuta tutti gli addetti dell'occhialeria, con un ottimo risultato economico che complessivamente supera gli 80 euro”, aggiungono i due dirigenti sindacali.

L'intesa sottoscritta, dunque, prevede un aumento medio complessivo (Tec) di 83 euro, di cui 70 sui minimi (Tem) con riferimento al 4° livello. La prima tranche, di 30 euro, verrà erogata dal 1° luglio 2021, mentre la seconda, di 40 euro, lo sarà dal 1° gennaio 2022. Sul piano economico e sul riconoscimento della professionalità nel luogo di lavoro, inoltre, è stato concordato di dare piena attuazione ai premi di produzione con decorrenza dal 1° giugno 2021, che comporterà un’indennità mensile dai 12 ai 18 euro in base al comportamento richiesto dall’azienda, e avrà un costo medio contrattuale pari a 5 euro.

La trattativa non è stata semplice, ma, proseguono il ragionamento i due dirigenti Filctem, ha visto coinvolte "la delegazione trattante e le Rsu delle organizzazioni sindacali in un percorso largamente partecipativo e democratico che ha permesso di raggiungere quest'obiettivo, al cui centro c’è il benessere dei lavoratori e delle lavoratrici, e il rafforzamento e la crescita del sistema delle imprese legate a questa industria. E ricordiamo che nell’intesa non ci sono stati arretramenti sul tema dei diritti individuali, ma solo conquiste, nonostante la crisi in corso”.

Tra i risultati ottenuti meritano segnalazione l’introduzione di linee guida sulla responsabilità sociale d'impresa e il recepimento di tutti i protocolli confederali ed europei sulla violenza di genere. Sul tema della formazione, poi,  le Rsu aziendali potranno nominare tra i propri componenti un “delegato alla formazione”, con l’obbiettivo di favorire la formazione continua e una proficua collaborazione con la direzione aziendale.

Sul tema dei diritti individuali, la norma contrattuale sul “diritto allo studio” sarà estesa anche ai lavoratori che frequentano corsi universitari. Sarà aumentato dell’1% il diritto al part-time a tempo determinato per il rientro dalla maternità e verrà aumentata la banca ore individuale (che passa dalle attuali 16 a 24 ore). Infine, a cavallo tra i diritti e la parte economica, sta l’aumento della percentuale di retribuzione per le ore di straordinario effettuato nella giornata del sabato, dall'attuale 25% al 35%.

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“Il rinnovo getta le basi per la futura ripartenza e mette al riparo i lavoratori dal rischio della perdita del posto a causa della crisi pandemica”, aggiungono Falcinelli e Paoloni. L'intesa, ora, dovrà passare al vaglio delle assemblee dei lavoratori e delle lavoratrici. I ccnl del settore moda sono quattro: tessile e abbigliamento, pelletteria e cuoio, calzaturiero, concia. Tutti contratti scaduti e in attesa di rinnovo. È un settore, quello della moda, che a casa della pandemia registra oltre un 30% in meno di fatturato, dunque i contratti possono e devono essere uno strumento anche per rilanciare le aziende. Per questo, ci dice infine Sonia Paoloni, “aver chiuso questa trattativa ci fa ben sperare per le altre in corso, può dare il via alla chiusura dei successivi contratti che speriamo avvenga il prima possibile. Ne guadagneranno i lavoratori, l’industria e il Paese”.

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