Nel giro di pochi mesi, in piena pandemia, sono stati siglati tre rinnovi contrattuali, poi entreremo nel merito delle singole piattaforme, perché proprio ora e che segnale è?

L’idea racchiusa nello slogan “prima lo sviluppo e poi la redistribuzione” non ci ha mai convinto. La situazione pandemica che ha innescato una crisi economica, finanziaria e produttiva è sotto gli occhi di tutti, ma la convinzione che prima l’economia deve guarire, solo dopo sarà possibile spartire i frutti non è l’angolazione giusta da cui possiamo partire.
Dobbiamo invece partire dall’idea che riconoscere salari robusti è l’enzima stimolatore per l’investimento industriale e per una politica economica anticiclica sostenuta da una ripresa della domanda interna. Per un sindacato conta la sua linea generale, ma conta ancor di più la sua pratica contrattuale che di quella linea è l’incarnazione e la nervatura. E la sua pratica contrattuale deve essere in grado di costruire quelle buone relazioni industriali che determinano il giusto equilibrio tra capitale e lavoro per affrontare congiuntamente, da una parte, le sfide di rilancio del settore e dall’altra il robusto investimento salariale, veicolo necessario per la ripresa dei consumi interni del Paese.

Avete deciso, nonostante il distanziamento e le altre regole determinate dal Covid 19, di procedere comunque alla validazione degli accordi attraverso il voto di lavoratori e lavoratrici.

Le prime fasi del lockdown ci hanno visti impegnati a definire protocolli che garantissero maggior sicurezza per i lavoratori dei vari settori, ma non abbiamo mai rinunciato ai diritti sindacali, sino ad arrivare a specificare negli stessi la garanzia delle agibilità per le Rsu e la condivisione di metodologie e soluzioni diversificate che consentissero lo svolgimento delle assemblee sindacali, nel rispetto dei protocolli sia settoriali che nazionali. La democrazia è per noi una risorsa e per esistere non può saltare l’elemento decisivo del giudizio dei lavoratori, giudizio che ci espone alla coerenza e ci educa alla responsabilità. L’esercizio democratico, al quale non vogliamo né possiamo rinunciare, ci ha portato a percorrere anche nuove strade come ad esempio, nel settore gomma-plastica, la possibilità di procedere unitariamente alla consultazione anche attraverso lo strumento referendario.

Partiamo dall’ultimo accordo sottoscritto, quello della ceramica. Riguarda oltre 24mila lavoratori impiegati in circa 207 aziende. Per loro un aumento di 76 euro nel triennio.

Il contratto della ceramica si è chiuso con una vigenza di 42 mesi per un costo complessivo di 80 euro, determinato dall’aumento sui minimi di 76 euro e dall’aumento del fondo integrativo previdenziale Foncer. Ma si caratterizza da una buona parte normativa con la peculiarità di aver fatto avanzamenti sulla tematica degli appalti. Un impegno ufficiale delle aziende ceramiste a sottoscrivere accordi che formalizzano il rispetto delle leggi e l’applicazione dei protocolli e delle buone prassi settoriali in tema di sicurezza sul lavoro, ma anche di scegliere in via prioritaria, aziende appaltatrici che applicano i contratti nazionali siglati da Cgil, Cisl e Uil, un passo importante per la lotta al dumping contrattuale e alla contrazione di salari e diritti.

Aumenti previsti anche per lavoratori e lavoratrici del vetro (25mila circa) e della gomma plastica (130mila). Aumentare i salari si può, forse si deve?

La base di un’intesa non può certo essere la riproposizione dell’inflazione programmata, viatico di un contratto nazionale debole e per nulla compensato dall’illusione di una robusta contrattazione di secondo livello che peraltro si vorrebbe incentrata su premi di risultato interamente variabili, non soggetti a contribuzione e privi di riflessi sulla futura pensione. L’aver tenuto conto, nella definizione degli aumenti salariali, delle quote di produttività di settore ci ha permesso di riconoscere un adeguato aumento retributivo, frutto di un equilibrio complessivo non legato a riallineamenti inflattivi. Come ho già detto la redistribuzione di quote di produttività di settore è il primo viatico della ripresa economica del Paese attraverso l’incremento della domanda interna ed è una nostra responsabilità provare ad attuarla nella pratica contrattuale.

Nei tre contratti, significativi sono anche altri capitoli, penso al tema del welfare o a quello delle politiche di conciliazione e pari opportunità, per finire al recepimento dell’intesa tra Confindustria e Cgil, Cisl e Uil per contrastare la violenza di genere.

Il tema del welfare, sia inteso come integrazione previdenziale legata al sistema pensionistico, sia come integrazione alla sanità pubblica, è attualissimo, intrecciato al dibattito odierno e alle giuste azioni rivendicative che la nostra confederazione sta intraprendendo con il governo. Temi che, come le pari opportunità, la violenza di genere, l’occupabilità e il bilanciamento generazionale, i lavoratori diversamente abili, i lavoratori affetti da patologie oncologiche e degenerative, il tema dei congedi parentali etc, rimettono al centro del dibattito la persona, i suoi spazi di vita e di lavoro. Tutti temi che qualificano politicamente un rinnovo contrattuale volto alla difesa dei diritti e alla loro estensione.

A leggere insieme le tre piattaforme si individuano alcuni capisaldi, il valore delle relazioni industriali, la difesa e l’aumento dei diritti.

Il contratto del vetro prima, quello della gomma plastica poi, hanno segnato la strada, anche per la ceramica, rispetto al tema delle relazioni industriali. L’aver investito sulle relazioni, consolidate in questi settori, è un bene per la pratica contrattuale del Paese e dovrebbe esserne un esempio. Il giusto equilibrio tra parte normativa e parte salariale è la dimostrazione della scommessa che abbiamo fatto per intraprendere insieme e con l’apporto fondamentale di tutti i lavoratori e le lavoratrici ogni strada necessaria a cogliere le sfide future per il rilancio dei settori e la salvaguardia di un’occupazione buona e qualificata.

Infine, ci sembra di poter dire che il valore della contrattazione e, soprattutto, del contratto nazionale vengano sottolineati.

Il contratto nazionale deve riguadagnare peso e centralità, deve tornare a svolgere la sua funzione regolatrice acquisendo quote di produttività e divenendo autorità salariale, in un’ottica solidaristica, anticiclica e redistributiva. I rinnovi del Ccnl del vetro, della gomma plastica e della ceramica vanno in questa direzione.