È il momento della protesta dei lavoratori del settore multiservizi. Venerdì 13 novembre, questo il giorno dello sciopero nazionale proclamato da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti, per tutti gli addetti delle pulizie, servizi integrati e multiservizi. È il nuovo passo di una lunga mobilitazione, culminata nella manifestazione di Roma dello scorso 20 ottobre. Si incrociano le braccia per l'indisponibilità delle associazioni datoriali a rinnovare il contratto nazionale, scaduto ormai da sette anni. Nei primi mesi della pandemia le imprese si erano impegnate ad intraprendere un percorso fino al rinnovo, ma poi hanno fatto marcia indietro.

Per l'intera giornata si fermano in tutta Italia oltre 600 mila lavoratrici e lavoratori del comparto. L'iniziativa si articola con presìdi e mobilitazioni da Nord a Sud, nelle zone rosse ed arancioni nel rispetto delle norme anti-Covid. Sarà comunque garantito lo svolgimento delle prestazioni indispensabili nei luoghi individuati dalla normativa vigente, considerata anche la risalita dei contagi.

Le organizzazioni sindacali stigmatizzano il comportamento delle associazioni imprenditoriali di settore - Anip Confindustria, Confcooperative Lavoro e servizi, Legacoop produzione e servizi, Unionservizi Confapi e Agci Servizi - che hanno strumentalmente prodotto la dilatazione dei tempi negoziali, messo in discussione diritti e tutele dei lavoratori e la definizione di un aumento dignitoso in busta paga. In altre parole c'è stato il dietrofront dei datori, che hanno fatto saltare gli incontri programmati. Nel frattempo molte imprese, con la pandemia, hanno incrementato lavoro e fatturato in modo consistente, continuando a sfruttare il senso di responsabilità di centinaia di migliaia di lavoratori, per il 70% donne con salari esigui, orari spesso ridotti, carichi pesanti e condizioni difficili in molte realtà.

Da qui la scelta dello stop per l'intero turno. "Dall’inizio di marzo, nel dramma della pandemia, le lavoratrici, i lavoratori e le imprese dei servizi in appalto di pulizie e sanificazione sono diventati indispensabili per il contrasto alla diffusione del Covid", scrivono Filcams, Fisascat e Uiltrasporti nella proclamazione di sciopero. Per questo ad aprile il confronto era ripreso, poi a giugno è stato sottoscritto un avviso comune tra datori di lavoro e sindacati per chiedere a governo e istituzioni regole certe e sostegno al settore. Le parti hanno indicato il rinnovo come primo passo per dare il giusto riconoscimento a tanti lavoratori spesso in prima linea. 

Poi, come detto, non è andata così. "Da fine luglio a ottobre le associazioni datoriali hanno fatto saltare tutti gli incontri. Dopo anni di attesa, le dichiarazioni di disponibilità a concludere il rinnovo del contratto nazionale da parte delle associazioni datoriali sono solo parole, non seguite da comportamenti coerenti e da un cambio di impostazione nei contenuti". I sindacati quindi proseguono: "È inaccettabile che in questo scenario le aziende neghino il rinnovo del contratto, beneficiando anche dei 'risparmi' milionari scaturiti da sette anni e mezzo di mancati adeguamenti delle retribuzioni dei lavoratori".

Troppo spesso si parla dei lavoratori come eroi. Una definizione che non piace ai sindacati: "Non hanno bisogno di titoli, ma del giusto riconoscimento del loro lavoro, dei loro diritti, della loro dignità, attraverso il rinnovo del contratto nazionale".