Un Patto per l’Italia, per una grande riforma del sistema sanitario italiano. La proposta l’ha lanciata questa mattina il ministro della Salute, Roberto Speranza, da Roma, in una piazza del Popolo attenta e “in sicurezza” che ha accolto l’iniziativa organizzata da Cgil e Fp dal titolo piuttosto esplicito: “Sanità, pubblica e per tutti”. Giornata che si è conclusa con un confronto tra lo stesso ministro e il segretario generale della confederazione di corso d’Italia, Maurizio Landini, moderato da Riccardo Iacona e “stuzzicato” dalle domande poste da tre lavoratrici. Landini ha accolto la sfida (“siamo disponibili e anzi chiediamo di essere coinvolti”), rilanciando però a sua volta. 

Il cambiamento deve riguardare tanti aspetti: la qualità del lavoro, la lotta alla precarietà, la prevenzione, uno sviluppo sostenibile, una riforma fiscale e una lotta all’evasione che siano in grado di reperire quelle risorse di cui si ha bisogno per migliorare tutele e welfare. Per ridurre a uno slogan: la salute non è solo una questione sanitaria, seppur questa è ovviamente fondamentale. “Quindi – ha scandito – non solo chiediamo di essere coinvolti in questo cambiamento, ma se questo non accadrà siamo pronti a scendere in piazza, e questa volta non da seduti”.

Su un punto i due interlocutori si sono detti ampiamente concordi. Siamo in una fase cruciale. La tragedia della pandemia ha imposto una scossa al mondo intero: tutti, persino negli Usa, stanno capendo l’importanza di un sistema sanitario pubblico e universale e la fallacia del libero mercato che garantisce solo pochi. Per questo l’emergenza va sfruttata, a partire dal Recovery fund e dall’utilizzo di risorse disponibili senza precedenti.

Per Speranza il momento è propizio “per cambiare marcia rispetto a una stagione in cui la sanità è stata un bancomat da cui prendere risorse anziché luogo dove investire quelle risorse”. Insomma, ha detto, “serve un salto culturale: smettere di considerare i soldi che si mettono sulla salute come spesa pubblica ma, invece, pensarli come il più grande investimento sulla qualità della vita delle persone”. Fare insomma il contrario di quello che si è fatto negli ultimi 15 anni, “quando la salute dipendeva dalle tabelle excel di chi faceva il bilancio”. Questo è il cuore della sfida: “rompere il modello di programmazione della spesa pubblica fatto per tetti di spesa”.

Parole apprezzate da Landini, il quale ha ricordato come fino a qualche mese fa “ascoltavamo ministri che dicevano di voler cacciare e non accogliere i migranti, mentre ora si ragiona di un sistema sanitario universale che riguarda tutti, anche chi viene da fuori”. Il sindacalista ha però ricordato come investire sulla salute significa anche “investire sul lavoro, perché se il lavoro fa rimanere poveri non va bene. E dunque già dalla legge di stabilità ci aspettiamo stanziamenti adeguati per i rinnovi dei contratti pubblici. Inoltre vanno rinnovati tutti i contratti”. 

Anche per il leader della Cgil non bisogna sprecare l’occasione e spendere al meglio i soldi europei, ma non basta: “Dobbiamo usare anche la ricchezza che in questo Paese c’è, solo che è mal distribuita. Dunque continua a essere necessaria una riforma fiscale che renda il sistema più equo e una lotta serrata all’evasione fiscale. Anche questa è una battaglia da mettere al centro”. E poi, infine, "se vogliamo una sanità universale non possiamo avere 21 sistemi regionali diversi". Insomma, il senso è: noi vogliamo esserci. Ma da protagonisti e con le nostre idee e proposte.