È proseguito anche in questi giorni ai cancelli della Fiac Compressori di Pontecchio Marconi il presidio dei lavoratori. Adesione totale agli scioperi articolati proclamati per quattro ore al giorno. In stallo, almeno finora i negoziati con azienda e Regione (l’ultimo incontro si è svolto ieri). Anche se la novità riguarda il ritiro del progetto di trasferimento. Sempre ieri l’assemblea dei lavoratori. “L'Azienda si è impegnata a confermare il ritiro della procedura di trasferimento collettivo – ha annunciato Michele Bulgarelli, segretario generale della Fiom di Bologna - la prossima settimana sarà convocato un nuovo incontro al quale le Istituzioni hanno chiesto la presenza della proprietà (Atlas Copco Italia) per discutere di un progetto alternativo al trasferimento e alla chiusura.

L'assemblea dei lavoratori ha deciso all'unanimità di proseguire con gli scioperi articolati, il presidio ai cancelli e dando appuntamento a tutte e tutti per domani, venerdì 5 giugno, per il corteo che dalla fabbrica raggiungerà la piazza di Sasso Marconi. La vertenza sarà lunga e non lasceremo nulla di intentato.” Si può vedere il video dell’Assemblea con gli interventi di Michele Bulgarelli, segretario generale Fiom Bologna, Maurizio Lunghi, segretario Generale Cgil Bologna e delle Rsu Fiom delle Aziende del territorio e la solidarietà delle Istituzioni locali. La notizia buona è che Atlas Copco ha confermato il ritiro della procedura di trasferimento collettivo. Quella cattiva vede la conferma del piano aziendale di chiusura del sito Fiac Compressori di Pontecchio Marconi. Dopo due ore di confronto, ieri pomeriggio al tavolo (a distanza) convocato dalla Regione, restano ancora molte ombre nel futuro di Fiac di Sasso Marconi, sede principale della storica azienda produttrice di compressori da aria compressa, colpita a sorpresa della proprietaria, la multinazionale svedese Atlas Copco, che la scorsa settimana ha annunciato l'intenzione di trasferire tutte le attività produttive dallo stabilimento di Pontecchio a quello torinese di Atlas Copco Italia di Robassomero. Un fulmine a ciel sereno per i quasi 200 lavoratori impiegati direttamente e indirettamente in Fiac srl e in Fiac air Professional. Fino al 2016, quando l'azienda a seguito della morte del suo fondatore Romano Lucchi fu ceduta alla multinazionale svedese, un lavoratore Fiac poteva.

La notizia si era saputa il 26 maggio quando la Direzione Aziendale di Fiac aveva comunicato la decisione, assunta dalla multinazionale svedese Atlas Copco di trasferire tutte le attività produttive dallo stabilimento di Pontecchio Marconi ad un’azienda, Abac, sempre di proprietà di Atlas nel torinese. Il trasferimento avrebbe dovuto riguardare la totalità dei dipendenti di Fiac e segnerebbe la chiusura dell’azienda con un impatto drammatico sull’occupazione: oltre ai 103 dipendenti Fiac perderebbero il posto di lavoro oltre 40 lavoratori in somministrazione, 20 addetti alla logistica e sono stati annunciati anche esuberi in Fiac Air Professional, azienda che occupa una trentina di impiegati e che difficilmente potrebbe continuare le proprie attività senza più lo stabilimento di produzione. La Fiom e la Rsu Fiac hanno chiesto subito: Il ritiro della procedura di trasferimento; L’avvio di un confronto in sede istituzionale che abbia l’obiettivo di affrontare le criticità aziendali per difendere e rilanciare il sito industriale di Pontecchio Marconi.