Centinaia e centinaia di lavoratori, che già si districavano negli abissi  della discontinuità occupazionale, paghe basse e part-time involontario, stanno rimanendo a casa a causa dell’emergenza da Covid-19. La denuncia arriva dai segretari pugliesi di Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp Uil che definiscono una “macelleria sociale” il ricorso massiccio all’interruzione dei rapporti di lavoro in somministrazione a tempo determinato, e chiedono alla Regione Puglia l’immediata convocazione di un tavolo di crisi.

“In un mercato del lavoro locale che si caratterizza per il tasso prevalente di contratti a termine, in linea con il dato nazionale, non si possono chiudere gli occhi – sostengono Maria Giorgia Vulcano, Elena De Matteis e Luciano Zaurito -. Istituzioni e parti sociali hanno un ruolo cruciale in questa fase storica drammatica. Le imprese hanno responsabilità verso i territori e se fingono di ignorarle devono essere richiamate all’impegno da chi governa la regione”.

Secondo i sindacalisti “abbiamo il dovere di dare voce a chi voce non ne ha più. Perché sono questi i lavoratori e le lavoratrici che con abnegazione hanno dato il loro importante contributo per risollevare l’economia in questi ultimi anni, a fronte di condizioni contrattuali spesso poco gratificanti. La crisi occupazionale è già sotto i nostri occhi e il costo non può essere sostenuto dai lavoratori e in particolare da quelli più deboli in termini di tutele. Se non riscontreremo correttezza e lealtà nell’attivazione di questo confronto siamo pronti a valutare ogni azione”.