“L’occupazione in Italia è al massimo storico di 23,4 milioni di unità, un dato che deve essere correttamente interpretato poiché nasconde pesanti criticità strutturali del nostro mercato del lavoro che si ripercuoteranno nel 2020, aggravate purtroppo anche dagli effetti del Covid-19”. Così in una nota la Cgil nazionale commenta il Rapporto annuale di ministero del Lavoro, Istat, Inps, Inail e Anpal sul mercato del lavoro 2019.

I dati sul lavoro del 2019, sottolinea la Confederazione “segnano, a partire dalla fine dell’estate, un costante calo complessivo degli occupati, in particolare dei tempi determinati e dei lavoratori indipendenti, meno di quelli a termine. Nel dettaglio: gli occupati a tempo indeterminato a dicembre sono il 64,2 % del totale, -1,4% rispetto al massimo storico del 2015; gli occupati a termine raggiungono il loro massimo storico al 13,4%, mentre gli indipendenti registrano il minimo storico 22,5%. Sostanzialmente – afferma – un fine anno di marcata sofferenza occupazionale”.

Per la Cgil “la tendenza occupazionale, oltre a essere caratterizzata da una bassa crescita, si contraddistingue per la sua bassa intensità lavorativa (a gennaio 2020, rispetto al 2007, registriamo -2,3 mld di ore lavorate complessive) e per la sua scarsa qualità, più di 2,7 mln di italiani, il 107% in più rispetto al 2008, hanno un’occupazione part time dei quali 1,9 milioni donne. Lo scorso anno gli occupati con part time involontario sono stati pari all'11,9% del totale degli occupati. Quota che sale al 19,5% tra le donne” Inoltre, si evidenzia nella nota come le disuguaglianze territoriali si stiano accentuando, “oggi la distanza tra Mezzogiorno e Centro-Nord è di oltre 20 punti per il tasso di occupazione e per quello di mancata partecipazione”. 

“Un mercato del lavoro quindi già in sofferenza che, a causa dell’emergenza Covid-19, rischia di subire ulteriori gravi rallentamenti con il calo della produzione. Per questa ragione al governo chiediamo che gli ammortizzatori sociali ‘speciali’ e le disponibilità di sgravi fiscali e decontributivi in favore ad aziende e imprese non possano, nel modo più assoluto, essere accompagnati da licenziamenti. Occorre, in ogni caso, far ripartire subito gli investimenti. Emergenza e prospettiva che – conclude la Cgil – devono essere collegate per far ripartire lavoro ed economia”.