Un mese e mezzo per trovare un accordo sui 63 esuberi. Il primo incontro tra sindacati e Canepa, storica azienda tessile di San Fermo della Battaglia (Como), si tiene oggi (lunedì 8 luglio). A metà settembre (precisamente il 13), inoltre, scade la cassa integrazione, e non sarà più possibile replicarla. Senza intesa, dunque, scatteranno i licenziamenti. Bisogna dunque fare presto e bene: l’esigenza del management è di ridurre costi e personale per rilanciare produzione e marchio, i sindacati puntano invece a meno licenziamenti e a una gestione della crisi più agevole.

Le parti, perlomeno negli incontri informali che si sono tenuti finora, si sono mostrate ottimiste. “Apprezziamo – commenta Doriano Battistin (Filctem Cgil Como) – che il numero degli esuberi sia stato ridotto sensibilmente rispetto alla procedura del luglio 2018, del resto imparagonabile, ma auspichiamo che cali in modo ancora più significativo”. Per mercoledì 10 luglio, intanto, Filctem Cgil Como, Femca Cisl dei Laghi e Uiltec Uil del Lario hanno convocato un’assemblea per presentare ai 362 dipendenti l’esito di questo primo incontro.

Il 25 giugno scorso il Tribunale di Como ha ammesso il concordato preventivo in continuità aziendale per Canepa. Il gruppo, dal giugno 2018 di proprietà (67 per cento delle quote azionarie) di DeA Capital Alternative FundsSgr, è stato acquistato nell’aprile di quest’anno da Maurizio Ceriani e Michele Canepa (rientrato quindi nell’impresa di famiglia, da cui era uscito nel 2000 per acquisire un’altra azienda serica, la Taroni). E martedì 2 luglio, all’interno di un piano industriale di razionalizzazione e contenimento dei costi, Canepa ha aperto, come già annunciato ai sindacati, la procedura di mobilità per 63 lavoratori.

La storia degli ultimi anni dell’azienda tessile è molto travagliata, ancorché segnata da un forte indebitamento finanziario e un progressivo calo del fatturato. Nel quadriennio 2015-2018 le vendite sono diminuite di quasi il 40 per cento, calando da 87 a poco più di 54 milioni di euro. Nel luglio 2018 sono stati dichiarati 105 esuberi: i licenziamenti non si sono mai realizzati, perché la situazione è stata affrontata con la cassa integrazione e un cospicuo numero di uscite.