“Non siamo contrari al salario minimo come concetto ma, visto che tra l'80 e il 90 per cento dei lavoratori italiani è coperto dai contratti nazionali, noi proponiamo di rendere quei contratti ‘erga omnes’, che valgano cioè per tutti. In questo modo, oltre al salario, anche altri aspetti come le ferie diventerebbero per legge i minimi sotto cui non si può andare, minimi non fatti dal Parlamento, ma dalla contrattazione tra le parti. Basterebbe recepire gli accordi interconfederali”. A dirlo è il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, in un'intervista rilasciata al settimanale L'Espresso: “Se invece il Parlamento stabilisce un salario che prescinde dalla contrattazione, e che può essere persino più basso dei limiti contrattuali, diventa una norma di legge che contrasta la contrattazione collettiva. È proprio in un'ottica di rafforzamento della contrattazione che abbiamo anche chiesto di misurare la rappresentanza dei sindacati, così che gli accordi abbiano validità generale. Eravamo d'accordo tutti, sindacati e confederazioni. Il governo doveva fare la convenzione con l'Inps per accedere ai dati che certificassero iscritti al sindacato e contratti applicati dalle aziende. Ma l'esecutivo ha bloccato tutto. E poi viene a raccontare che ci sono privilegi e non c'è rappresentanza”.