“Un vero e proprio manifesto/piattaforma contro la crisi”: così il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, presenta il piano in 6 punti lanciato oggi dalla confederazione sindacale a Roma, all’assemblea dei delegati. “Si profilano mesi difficili per tutti i settori – spiega Epifani dalle pagine di Rassegna Sindacale -: circa duecentomila sono i lavoratori precari dei settori pubblici che perderanno il lavoro, altri duecentomila sono calcolabili nel settore privato, tutti senza alcuna tutela, mentre dilaga la richiesta di cassa integrazione straordinaria e ordinaria per le aziende di tutti i settori produttivi, con il rischio molto concreto che presto si esauriscano le risorse necessarie a finanziarla”. Epifani sottolinea come la Cgil non voglia “limitarsi a segnalare l’entità dei problemi”, ma intenda “misurarsi con proposte concrete, concentrate su alcuni punti nevralgici”.


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Le misure proposte dal sindacato

La prima delle sei misure del Piano anti-crisi elaborato dalla Cgil riguarda il “sostegno all’occupazione”. Il sindacato rivendica, anzitutto, l’incremento della dotazione del Fondo per gli ammortizzatori sociali, la sua estensione a tutti i lavoratori che attualmente non ne hanno diritto (come i precari), la previsione di un meccanismo certo per il reintegro del Fondo in caso di mancata copertura relativa all’aumento degli stati di crisi. Sul medesimo argomento, la Cgil chiede anche “l’urgente convocazione del tavolo con le parti sociali per dare corso alla delega finalizzata alla generalizzazione degli ammortizzatori e al loro riordino prevista dalla legge 247/07”.

Riguardo le risorse destinate alla detassazione degli straordinari e del lavoro supplementare, la Cgil ritiene che occorrerebbe utilizzarle (sono pari a circa 1 miliardo di euro) a sostegno dell’occupazione e per chi non ha gli ammortizzatori sociali. Il sindacato chiede anche incentivi di natura fiscale, ossia un intervento “fondato su sgravi o credito d’imposta ulteriori, rispetto a quanto già previsto dalle Finanziarie 2007 e 2008, per l’assunzione a tempo pieno e indeterminato, con maggiorazioni per favorire l’assunzione delle donne e dei giovani, con particolare attenzione al Mezzogiorno”.

Altre misure ipotizzate dalla Cgil sono sia il sostegno dell’occupazione in difficoltà senza tutele (da realizzarsi mediante l’utilizzo, in via eccezionale e per un periodo determinato, di parti delle risorse del Fondo per la cassa integrazione presso l’Inps, oggi in attivo di circa 8 miliardi di euro) sia il rafforzamento dell’azione per la legalità (contrasto al lavoro irregolare, rilancio dell’emersione, tutela della salute e della sicurezza, superamento dell’offerta al massimo ribasso nelle gare d’appalto).

La seconda misura riguarda il “sostegno al reddito”. Il primo intervento è la riduzione del prelievo fiscale su salari e pensioni nel prossimo biennio, da attuare mediante detrazioni o con la restituzione del fiscal drag, a partire da 500 euro nel 2008 (tredicesima mensilità). La Cgil chiede poi l’estensione della platea dei pensionati che ricevono una quattordicesima mensilità e la “revisione del sistema di calcolo per la determinazione dell’aumento dei redditi da pensione”, l’agevolazione nella ricontrattazione dei mutui (“ponendo parte degli oneri a carico del Tesoro e sostituendo l’Euribor con il tasso applicato dalla Bce al rifinanziamento delle banche quale tasso di riferimento per il calcolo delle rate dei mutui a tasso variabile”), l’adozione della tariffa sociale nei servizi di carattere economico generale, il contenimento di tariffe e ticket per i servizi a domanda collettiva e individuale, la lotta all’evasione e all’elusione fiscale e contributiva.

La terza misura riguarda il “sostegno agli investimenti e alla politica industriale”. Il primo corpus di misure riguarda “la garanzia del Tesoro agli affidamenti già concessi dalle banche fino al compimento degli investimenti previsti dalle stesse imprese”, il pieno sostegno ai Progetti di innovazione industriale (più risorse, più progetti finanziati, più bandi), la creazione di un fondo aggiuntivo per l’accesso al credito delle piccole e medie imprese. La Cgil chiede, poi, un sostegno specifico al made in Italy e ai settori più esposti alla concorrenza internazionale, mediante garanzie pubbliche e sgravi fiscali per le imprese che intendono investire in ricerca e formazione. L’ultima azione proposta è il riconoscimento di una “detrazione d’imposta per l’innovazione”, in particolare per la realizzazione di prototipi, per apportare modifiche innovative a prodotti già esistenti, per l’assunzione di ricercatori.

La quarta misura riguarda gli “investimenti pubblici”. Il sindacato intende avviare un nuovo piano di investimenti infrastrutturali immediatamente cantierabili, sottolineando “che il governo ha commesso un errore a tagliare gli investimenti in infrastrutture che sono passati dal 2,4 al 2,1 per cento del Pil”; sia di ripristinare il Fondo aree sottoutilizzate (“con il decreto 112/08 le decisioni di spesa per il Fas sono state centralizzate a discapito delle Regioni e delle autonomie locali, alle quali sono stati sottratti circa 13 miliardi di euro” ricorda la Cgil), rispettando pienamente l’obbligo di destinare l’85 per cento delle risorse del Fondo al Sud. Tra le altre misure, si chiede il sostegno ai processi di risparmio ed efficienza energetica, il rafforzamento degli investimenti nella bonifica delle aree industriali inquinate, un maggiore impegno per l’edilizia popolare e per affitti più leggeri.

La quinta misura riguarda il “welfare e il rafforzamento della coesione sociale”. Per il sindacato occorre, anzitutto, dare un sostegno al reddito delle famiglie e dei giovani inoccupati (mediante un programma straordinario finanziato con circa 1 miliardo di euro) e benefici per i lavoratori addetti a mansioni faticose e usuranti. Riguardo il welfare, la Cgil chiede un piano straordinario per ampliare i servizi per l’infanzia e per la non autosufficienza degli anziani. Servono poi misure per rafforzare il controllo circa l’effettiva volontarietà delle dimissioni, contrastando “la pratica delle ‘dimissioni in bianco’, obiettivo per il quale non è certo sufficiente la soppressione del libro paga e del libro matricola e la loro sostituzione con un semplice libro unico del lavoro, come previsto nel decreto 112/08”. Infine, si stabilisce il varo di un programma straordinario che preveda l’utilizzo delle caserme dimesse per residenze temporanee per lavoratori immigrati e studenti.

La sesta misura
riguarda la “immigrazione”. La Cgil rivendica un provvedimento di regolarizzazione degli immigrati, che “porterà risorse consistenti nelle casse dello Stato con il fisco, nel sistema previdenziale con i contributi e nel sistema finanziario attraverso risparmi e rimesse”. Chiede, poi, la riforma della cittadinanza (“soprattutto per i bambini nati in Italia, per superare le discriminazioni, a partire dal diritto di voto” si legge nel testo), una gestione positiva e più efficace dei flussi d’ingresso e dei ricongiungimenti familiari, e la sospensione degli effetti della Bossi-Fini in caso di perdita di lavoro per crisi aziendali.