C’è voluta la prima presidente donna-mamma-cristiana del consiglio di tutta la peninsula terracquea per ricordarci che la parità è un genere non pervenuto su queste latitudini.

E non è un problema solo grammaticale. Non è semplicemente l’articolo determinativo maschile singolare che introduce il ruolo istituzionale, ma è soprattutto l’assenza di politiche femminili plurali a connotarne la miopia e l’arretratezza culturale.

720 giorni per una mammografia, caccia al tesoro per la pillola del giorno dopo, forbice salariale sempre più ampia, figli come bonus, non mamme come malus, rottamazione dei centri antiviolenza. Anche a Teheran cominciano a guardarci con sospetto.

Perché non basta rompere il tetto di cristallo se poi le schegge si conficcano sulla pelle delle donne. Diciamoci però la verità: da “L’uomo dell’anno”, secondo la stampa libera di Libero, potevamo aspettarci mica Tina Anselmi?