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“Le parole del figlio di Totò Riina sono gravissime, offensive, un oltraggio alla verità ed è gravissimo che trovino amplificazione”. Questo il commento del segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino, all’intervista rilasciata nei giorni scorsi dal figlio, Giuseppe Salvatore, a Lo Sperone Podcast. Una sorta di peana rivolto al padre, con disinvolte affermazioni, tra cui quella secondo cui il boss non avrebbe ordinato l’assassinio del piccolo Giovanni Di Matteo.
Mannino però si chiede “che credibilità abbiano le nostre istituzioni regionali quando usano, come ha fatto il presidente Schifani, parole di indignazione, però continuano ad alimentare sistemi clientelari e spartizioni opportunistiche che prestano il fianco a illegalità e infiltrazioni mafiose”.
Per questo, continua, “al presidente Schifani dico che le parole, anche in questo caso, non bastano. La Sicilia onesta, che non ha nulla a che spartire con la cultura mafiosa vuole vedere altro: vuole legalità, trasparenza nella gestione della cosa pubblica e verità”.
“Detto questo- aggiunge Mannino - trovo grave che si offrano palcoscenici a chi è talmente intriso da un certo tipo di educazione e di cultura e intimamente coinvolto da raccontare una storia diversa dalla verità, cercando improbabili riscritture della storia. Andrebbe steso un velo pietoso su cose di questo genere, né si può invocare la libertà di esprimersi quando non trova contraddittorio, viene solo amplificata una voce che tratta di argomenti così delicati travalicando nell’oltraggio”.
"Non altrimenti del resto si può definire la ‘rilettura’ del rampollo Riina. Questo non è fare informazione – conclude - ma offrire megafoni gratuiti, con la consapevolezza di sollevare polveroni e di farsi pubblicità.