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Gravi criticità tecniche, ambientali, normative e sociali connesse all’iter di approvazione del ponte sullo Stretto. Le fa presente alla Commissione europea la Cgil, che chiede che venga respinta l’istanza del governo di accordare una deroga alla direttiva Habitat. Il sindacato di corso d’Italia incontra oggi (11 settembre) a Bruxelles la commissaria per l’Ambiente Jessika Roswall proprio per esporre le violazioni delle disposizioni comunitarie in materia ambientale e infrastrutturale e motivare la richiesta di stop.
Motivi di interesse pubblico
La relazione al centro della discussione è il report Iropi (Imperative Reasons of Overriding Public Interest), presentato ad aprile scorso dal Consiglio dei ministri, nel quale si sostiene che esistono motivi imperativi di rilevante interesse pubblico per realizzare il Ponte, tali da prevalere sull’incidenza ambientale.
“La relazione – sostiene la Cgil nella lettera inviata alla commissaria -, pur avendo valore istruttorio per attivare la procedura di deroga, non soddisfa le condizioni necessarie e sufficienti previste dal diritto comunitario e dalla guida metodologica e, pertanto, a nostro avviso, non può costituire base giuridicamente ammissibile per autorizzare l’opera”.
Inutile e dannosa
“Saremo ascoltati a Bruxelles dalla commissione Ambiente per esporre formalmente la posizione della Cgil – spiega il segretario confederale Pino Gesmundo -, e fare chiarezza sulle ragioni per cui questa infrastruttura, a nostro giudizio, oltre a essere inutile è anche insostenibile economicamente, dannosa sotto il profilo ambientale e sotto il profilo strategico. Continuiamo a ritenere che l’iniziativa del governo di chiedere una deroga alla direttiva europea Habitat sia non solo sbagliata nel merito, ma anche segno di un’evidente mancanza di analisi approfondite su alternative meno impattanti sui siti di tutela ambientale Natura 2000”.
L’esecutivo aveva già provato a derogare le norme sui controlli, questa volta in Italia, giustificando la richiesta con l’urgenza e la strategicità dell’opera: in questo caso il presidente della Repubblica aveva fatto ritirare il provvedimento proprio perché non c’erano i presupposti per la concessione di una deroga.
Non è un’opera militare
Sempre il governo aveva anche provato a inserirla tra le spese militari, perché opera strategica di interesse pubblico e militare, per aiutare l’Italia a raggiungere la quota del 5 per cento del Pil che ci siamo impegnati con la Nato a spendere per la difesa (oggi siamo al 2 per cento). Ebbene, l’ambasciatore degli Stati Uniti presso l’Alleanza atlantica Matthew Whitaker ha fatto capire in modo chiaro che non saranno avallate operazioni di maquillage ragionieristico, per giustificare l’aumento delle spese di difesa.
“Il Ponte non può essere considerato un’infrastruttura di rilevanza militare – prosegue Gesmundo -, né di interesse strategico per l’Ue, per la Nato e per lo stesso Sud Italia, dove i necessari investimenti in infrastrutture di base, come acqua, ferrovie, strade e servizi sanitari, vengono distratti e dirottati verso un’opera che sempre più si rivela pura propaganda politica”.
Non derogare la direttiva Habitat
Per quanto riguarda la richiesta di deroga alla direttiva Habitat, per la quale la Cgil si mette di traverso, sono diversi i punti da sottolineare. Innanzitutto, non c’è un’analisi adeguata delle soluzioni alternative meno impattanti sull’integrità dei siti Natura 2000 interessati, condizione irrinunciabile per l’attivazione della deroga.
Poi non sono dimostrati motivi imperativi di interesse pubblico: per habitat o specie prioritari, le ragioni invocate dovrebbero riguardare la salute umana, la sicurezza pubblica o effetti ambientali positivi di primaria importanza. Inoltre, la valutazione ambientale è incompleta e viziata.
“Ci auguriamo che, alla luce dello schiaffo ricevuto dagli Stati Uniti, il governo ritiri immediatamente la richiesta di deroga alla direttiva europea - conclude Gesmundo - e che la Commissione la respinga definitivamente, poiché mette a rischio la tutela ambientale e la credibilità delle istituzioni europee".
Presto parlare di cantieri
Intanto il ministro Salvini ha indicato l’ennesima data per l’avvio dei cantieri del Ponte, fissata per ottobre 2025. Ma anche questa è destinata a slittare perché la delibera Cipess, che autorizza la spesa di 13,5 miliardi di euro per la grande opera, annunciata nella seduta del 6 agosto, non è stata ancora pubblicata in Gazzetta Ufficiale: deve essere perfezionata e poi inviata alla Corte dei Conti. Naturalmente si tratta di un atto senza il quale i primi cantieri non possono partire, non il cantiere vero e proprio, per il quale ancora non esite un progetto esecutivo, ma le opere di preparazione.