È quasi autunno ma la situazione dei lavoratori e delle lavoratrici della sanità privata Aiop-Aris e del settore sociosanitario delle Rsa è esattamente come prima dell’estate: contratto non rinnovato da oltre 10 anni, e per alcuni di loro il contratto in realtà non è stato sottoscritto da tutte le organizzazioni sindacali, e c’è l’indisponibilità delle organizzazioni datoriali al confronto se prima le Regioni e lo Stato non assicurano di accollarsi gli aumenti di salario.

E allora i segretari di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl Barbara Francavilla, Roberto Chierchia e Ciro Chietti hanno preso carta e penna e hanno inviato una lettera al ministro della Salute Scìhillaci e al presidente della Conferenza delle Regioni Fedriga sollecitando l’apertura di un tavolo “l’apertura immediata di un tavolo quadrangolare sul rinnovo dei contratti collettivi nazionali della sanità privata Aiop-Aris e del settore sociosanitario delle Rsa. Una richiesta semplice e chiara, che porta con sé il peso di un’urgenza che da tempo non è più solo contrattuale, ma anche sociale", come spiegano gli stessi Francavilla, Chierchia e Chieti.

Basta anche un solo lavoratore in attesa del rinnovo contrattuale, che significa ad esempio adeguamento del salario e aumento di tutele e diritti, a giustificare una vertenza e una mobilitazione, tanto più se il mancato rinnovo riguarda migliaia e migliaia di donne e uomini. “Parliamo – proseguono i segretari - di oltre 250 mila lavoratrici e lavoratori che aspettano da anni il rinnovo del contratto nazionale. Persone che ogni giorno garantiscono assistenza e cure nelle strutture private accreditate con il Servizio sanitario nazionale, contribuendo concretamente all’attuazione dell’articolo 32 della Costituzione, spesso nelle condizioni più difficili. La politica non può più voltarsi dall’altra parte”.

Lo ricordavamo, stiamo parlando di contratti fermi da oltre 13 anni nel settore delle Rsa e da più di 7 anni nella sanità privata. Uomini e donne che svolgono un lavoro di cura delicato e prezioso, lo fanno nonostante percepiscano salari che non solo sono assai impoveriti da un’inflazione a doppia cifra mai recuperata, ma guadagnano davvero poco, per tanti di loro arrivare a fine mese è davvero un terno al lotto. Inevitabilmente tutto ciò sta generando un forte malcontento, con pesanti ricadute sulla qualità dell’assistenza che però lavoratori e lavoratrici cercano comunque di garantire.

I dirigenti sindacali hanno proposto e chiesto una cosa precisa: “Un confronto che sia finalmente stabile, strutturato e orientato a soluzioni reali. Servono impegni chiari e adeguate coperture economiche, con l’obiettivo sia di agganciare i rinnovi della sanità privata alle stesse vigenze dei contratti pubblici, sia di porre fine al dumping contrattuale e valorizzare concretamente competenze, diritti e salari”.

È bene ricordare che, mentre chi cura lo fa nelle condizioni contrattuali e salariali appena descritte, le strutture per le quali lavorano sono convenzionate con il Ssn e quindi ricevono risorse dallo Stato e dalle Regioni per il servizio di assistenza che svolgono.

Insomma queste strutture svolgono servizio pubblico sulla “pelle” di lavoratrici e lavoratori. Per questo Barbara Francavilla, Roberto Chierchia e Ciro Chietti sottolineano: “Le risorse pubbliche che finanziano queste strutture devono essere vincolate all’applicazione di contratti sottoscritti da organizzazioni realmente rappresentative, e al loro rinnovo alla scadenza. È tempo di dire basta ai soggetti che, pur operando in convenzione con il Ssn, non rinnovano i contratti o utilizzano contratti ‘pirata’. Servono nuove regole per ridare dignità al lavoro in questo settore: chi eroga un servizio in accreditamento e percepisce finanziamenti pubblici abbia l’obbligo di applicare i contratti di lavoro sottoscritti dalle organizzazioni sindacali e dalle associazioni datoriali più rappresentative e rispetti l’obbligo di rinnovarli alla scadenza, parallelamente ai rinnovi del settore pubblico. Il nostro obiettivo è chiaro: garantire equità, continuità assistenziale e dignità sia per chi lavora e sia per chi riceve cure”.

“Ci aspettiamo dal ministro Schillaci e dal presidente Fedriga – concludono i segretari nazionali - un riscontro rapido e una convocazione nei tempi che l’emergenza impone”.