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L’Europa non ha mai concesso la deroga. E il governo italiano deve aspettare gli esiti degli approfondimenti chiesti dall'Ue. Al termine dell’incontro che la Cgil ha avuto a Bruxelles con la Commissione Ue per l’Ambiente con al centro la direttiva Habitat, che verrebbe violata con la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, il sindacato ha avuto ragione.
L'idea del governo che si potesse passare sopra alle regole che tutelano l’ambiente pur di realizzare un’opera considerata inutile e costosa, non è stata soddisfatta, almeno fino a questo momento.
“Di fatto è stato smascherato l’ennesimo tentativo ambiguo e pretestuoso del governo di aggirare le normative in materia di ambiente, annunciando la prossima apertura dei cantieri – afferma il segretario confederale Pino Gesmundo -. In particolare, la relazione Iropi, nella quale l’esecutivo aveva furbescamente inserito la fantasiosa caratterizzazione del Ponte come opzione militare, non risponde ai motivi imperativi di interesse pubblico che possono giustificare una deroga alla direttiva Habitat”.
L’area interessata dal progetto, infatti, comprende habitat molto importanti che rientrano nei siti Natura 2000: praterie di posidonia, stagni temporanei mediterranei, percorsi substeppici (Thero-Brachypodietea), solo per citarne alcuni. La documentazione prodotta dall’Italia sarà sottoposta a procedure di verifica da parte della Commissione che valuterà se la richiesta di deroga risponda o meno ai requisiti della normativa europea relativi all’ambiente e alla sua tutela.
Se va avanti senza aspettare la risposta della Commissione, l’Italia rischia quindi una procedura di infrazione da parte della Ue come è già successo nel 2005, sempre per violazione della direttiva Habitat e sempre per il progetto del Ponte, che è il medesimo che si vuole realizzare adesso. Infrazione che fu poi chiusa a seguito del ritiro del progetto da parte del governo nel 2011.
“È fondamentale evitare che, oltre al danno rappresentato da un'opera ritenuta inutile, si aggiunga anche la beffa di una procedura di infrazione – prosegue Gesmundo -, i cui costi andrebbero ad aggravare ulteriormente il già enorme peso economico che questa infrastruttura ha scaricato sulle spalle dei cittadini italiani. Nelle prossime ore chiederemo alla Corte dei conti, alla quale sono stati trasmessi gli atti per l’autorizzazione finale, di tenere conto del fatto che al momento non esiste alcuna deroga alla direttiva Habitat da parte dell’Ue”.