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Un appello che non può cadere nel vuoto. Lo ha lanciato Salameh Abu Za’eiter, dirigente della Federazione generale dei sindacati palestinesi (Pgftu) e presidente della Federazione dei servizi sanitari della Striscia di Gaza. Una lettera che non è solo un grido di dolore, ma anche una chiamata alla responsabilità del movimento sindacale internazionale.
Abu Za’eiter denuncia una catastrofe umanitaria che dura da oltre 700 giorni: bombardamenti incessanti, sfollamenti forzati, fame e malattie che colpiscono donne, bambini e anziani. “Il loro unico crimine – scrive – è quello di rivendicare il diritto alla vita, di vivere con dignità e in pace, di disprezzare le guerre e di credere nella pace come soluzione a tutti i problemi”.
Il documento non si limita a raccontare la tragedia, ma indica con chiarezza la strada. Chiede ai sindacati del mondo di esercitare pressioni sui propri governi affinché si fermino massacri e aggressioni, di organizzare mobilitazioni di piazza perché la voce della solidarietà non sia soffocata, di sostenere i percorsi di giustizia internazionale per impedire che i crimini restino impuniti, di battersi per la consegna immediata degli aiuti umanitari e la fine dell’assedio che affama la popolazione civile.
Il senso politico di quest’appello è evidente: i lavoratori e le lavoratrici, insieme alle loro organizzazioni, sono chiamati a svolgere il proprio ruolo storico. Non si tratta solo di solidarietà, ma di riaffermare che la pace, la giustizia sociale e i diritti fondamentali non sono valori astratti: sono la condizione stessa della vita. In un tempo in cui troppi governi si rifugiano nel silenzio o in una neutralità complice, il sindacato internazionale deve tornare ad alzare la voce, a mobilitarsi nelle strade, a costruire reti di solidarietà concreta.
Perché la guerra non è mai inevitabile. La storia del movimento dei lavoratori insegna che la pace si difende ogni giorno, opponendosi a chi sceglie la distruzione e credendo invece nella forza della giustizia e della dignità. “La coscienza umana non può accettare il silenzio su ciò che sta accadendo”, conclude Abu Za’eiter: “Uniamoci per salvare bambini, donne e anziani da una morte ingiusta. Viva le lotte dei lavoratori e delle lavoratrici, sì alla giustizia e alla libertà di tutti i popoli”.