È una buona notizia per il mondo del lavoro sudcoreano. A fine agosto l’Assemblea nazionale ha approvato un emendamento al Trade Union and Labour Relations Act (lo Statuto del lavoro della Corea del Sud) che cambia in profondità le relazioni industriali e garantisce anche ai lavoratori precari e in subappalto il diritto alla rappresentanza e alla contrattazione collettiva. La riforma entrerà in vigore nel 2026. Dopo anni in cui le grandi aziende hanno usato maxi-risarcimenti e pressioni legali per indebolire i sindacati, i lavoratori ottengono ora nuovi strumenti di tutela e rivendicazione. Abbiamo chiesto a Mikyung Ryu, responsabile dell'area internazionale della Kctu (la confederazione sindacale coreana) di spiegarci le novità della riforma.

È stata descritta come una piccola rivoluzione in Corea del Sud. Ma ha un nome curioso: Yellow Envelope Act. Perché?
La legge prende il nome dalla Yellow Envelope Campaign, una campagna che esplose nel 2008, quando i cittadini mostrarono solidarietà inviando donazioni in buste gialle ai lavoratori della Ssangyong Motor, che si erano trovati a fronteggiare richieste di risarcimento danni per miliardi di won solo per avere scioperato. Quella campagna è stata poi rilanciata nel 2022: i lavoratori in subappalto dei cantieri navali Daewoo Shipbuilding & Marine Engineering (oggi Hanwha Ocean) di Geoje scioperarono per 51 giorni chiedendo il ripristino dei salari tagliati durante la crisi quinquennale del settore. Furono giudicati colpevoli di “ostruzione all’attività d’impresa”, subendo cause civili per 50 miliardi di won. Questi casi mostrano chiaramente quanto sia difficile per i lavoratori in Corea esercitare i diritti sindacali, in particolare quello di sciopero. Qualsiasi protesta che esuli da salari e condizioni di lavoro o che sia rivolta al datore di lavoro principale, ossia all’azienda appaltatrice e non al subappaltatore, è stata finora considerata illegale e punibile penalmente o civilmente.

In che modo cambierà concretamente la vita dei lavoratori, soprattutto di precari e in subappalto?
Questa riforma amplia la definizione di datore di lavoro responsabile nelle relazioni sindacali e l’ambito degli scioperi legittimi. È un punto di partenza per un cambiamento positivo che consente ai lavoratori di esercitare i propri diritti sindacali. Inoltre, l’emendamento elimina una norma da tempo criticata dal Comitato Ilo sulla libertà sindacale e dalla Commissione europea (in relazione all’accordo di libero scambio Ue-Corea del Sud): la clausola che negava il riconoscimento ai sindacati con membri non regolari o precari. L’eliminazione di questa norma pone fine alla prassi di cancellare le registrazioni sindacali solo perché iscritti come autotrasportatori, lavoratori autonomi o rider delle piattaforme non erano riconosciuti come dipendenti.

Uno dei punti centrali è la possibilità per i lavoratori delle aziende in appalto di negoziare direttamente con la società madre. Quanto è importante questo passaggio per riequilibrare i rapporti di forza tra i lavoratori e i grandi conglomerati come Samsung o Hyundai?
In base ai dati dell’Employment Type Discloser System (la legge sulla trasparenza dei dati aziendali ndr), i grandi conglomerati registrano una quota più alta di lavoratori precari. Nel 2023, la percentuale era del 28,6% nelle aziende con 300-500 dipendenti, mentre saliva al 43,7% in quelle con oltre 10.000 addetti. Questo evidenzia la tendenza delle grandi imprese a ricorrere a outsourcing e subappalti. In Corea, dove la legislazione riconosce solo il rapporto di lavoro diretto, moltissimi lavoratori sono stati esclusi dalla tutela della contrattazione collettiva. I subappaltati in gruppi come Samsung o Hyundai hanno tentato di trattare con il “vero padrone” che decide su salari e condizioni, ma i datori principali evitavano qualsiasi responsabilità.

Ma alla fine avete vinto…
La nostra lotta ha indotto la giurisprudenza a riconoscere la responsabilità delle grandi aziende, dal momento che esercitano un evidente controllo sostanziale sulle condizioni dei lavoratori in subappalto. La riforma ha recepito questo principio. Dal marzo 2026, i lavoratori della filiera potranno contrattare con il datore principale. È prevedibile, però, che le imprese sostengano di non avere un “controllo sostanziale e concreto” per sottrarsi agli obblighi, costringendo i lavoratori a nuove e lunghe battaglie giudiziarie.

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Quanti sono i lavoratori precari in Corea del Sud?
Ad agosto 2024 i lavoratori non standard erano 8,459 milioni su 21,143 milioni di dipendenti, pari al 38,2%. Includendo forme precarie non classificate ufficialmente, la cifra sale a 9,23 milioni, cioè il 41,7%.

Quali sono i loro problemi principali in termini di salario e tutele?
Questi lavoratori percepiscono salari bassi (il 53,6% in meno rispetto ai dipendenti regolari) e hanno bassi tassi di iscrizione alla previdenza pubblica (37,5%), alle assicurazioni sanitarie (52,2%) e alle assicurazioni per i disoccupati (54,7%). Le norme attuali consentono ai datori di eludere i limiti all’uso di contratti precari, ad esempio con contratti brevi ripetuti o subappalti fittizi. I sindacati chiedono misure strutturali contro precarietà e discriminazioni, e che siano introdotti il principio dell’assunzione stabile per lavori continui e limiti rigorosi all’impiego di contratti a termine. Molti lavoratori – corrieri, rider, autisti di servizi a chiamata, tutor domiciliari, addetti alle consegne veloci e agli elettrodomestici – non sono considerati “dipendenti” ai sensi della legge, pur avendo rapporti di lavoro di fatto subordinati. Sono quindi esclusi da salario minimo, limiti di orario, ferie, protezione sociale e Tfr. Ma le statistiche sul lavoro atipico sono imperfette. L’unica tutela reale sarebbe estendere ai precari la piena applicazione della normativa sul lavoro, ma il governo rinvia con la motivazione che il concetto di lavoro non standard sarebbe ancora “poco chiaro”.

Torniamo sul diritto di sciopero: la riforma amplia i motivi legali per proclamare una protesta e limita le enormi richieste di risarcimento che le aziende possono presentare contro i sindacati. Cosa cambia?
Finora i datori hanno abusato delle richieste di risarcimento danni per reprimere scioperi e attività sindacali. Anche quando i tribunali respingevano i ricorsi, restava la minaccia del sequestro dei beni. In base alla nuova legge, l'importo dei risarcimenti danni sarà limitato alle perdite ragionevolmente prevedibili e ciascuna responsabilità sarà individualizzata. Quest'ultimo aspetto è importante. Finora le imprese hanno usato la responsabilità solidale per intentare cause miliardarie contro i sindacati e convincere i lavoratori a lasciare il sindacato in cambio dell’esclusione dalle richieste di risarcimento. Ora il danno dovrà essere attribuito caso per caso, considerando ruolo, salario e contributo del singolo lavoratore. Inoltre, le cause non dovranno mettere a rischio l’esistenza dei sindacati.

Temete altre forme di repressione?
Non ci aspettiamo che le aziende rinuncino a intentare cause: probabilmente testeranno in tribunale i limiti massimi consentiti. Inoltre, possono ancora ricorrere all'articolo 314 del codice penale (“ostacolo all'attività d’impresa”) per chiedere la punizione penale dei lavoratori in sciopero e dei leader sindacali.

Il mondo imprenditoriale sostiene che la riforma porterà “caos” con centinaia di nuove richieste di negoziazione…
Le obiezioni degli imprenditori sono infondate. Una missione centrale della Kctu e delle affiliate è costruire relazioni industriali e contrattazione collettiva di livello superiore a quello aziendale. Crediamo che questo rafforzi unità e solidarietà tra lavoratori di aziende diverse nello stesso settore, riducendo i divari legati alla dimensione aziendale o alla tipologia contrattuale. Per questo le affiliate Kctu sono passate dallo status di federazioni di sindacati aziendali a quello di sindacati settoriali unici.

A cosa puntate?
L’obiettivo finale è una contrattazione collettiva di settore come avviene in Italia. Già prima della riforma, i lavoratori in subappalto di uno stesso committente si organizzavano in un’unica sezione sindacale per trattare insieme con i diversi subappaltatori. Ad esempio, i subappaltati Hyundai Motors sono riuniti nella sezione Kmwu, indipendentemente da quale sia il loro datore subappaltatore. Non c’è motivo che Hyundai Motors negozi con centinaia di sindacati separati: se volesse, potrebbe partecipare direttamente a una contrattazione settoriale.

Quali battaglie restano da combattere per rafforzare i diritti sindacali in Corea del Sud?
L’alto tasso di infortuni mortali sul lavoro è tra i problemi più gravi. La Corea ha il più alto tasso di mortalità lavorativa dell’Ocse: nel 2022 ci sono stati 8 decessi ogni 100 mila lavoratori, tre volte la media Ocse di 2,5. Sebbene il “diritto di rifiutare un lavoro pericoloso” sia formalmente garantito, la legge lo riconosce solo ai singoli “lavoratori”, creando incertezza sul ruolo dei sindacati. Inoltre, il diritto è limitato ai casi di “pericolo imminente”, riducendo la sua funzione preventiva. Lavoratori in subappalto, precari e migranti sono in gran parte esclusi dall’esercizio di questo diritto a causa delle barriere strutturali nei rapporti di lavoro.