Il governa cambia idea e il ministero degli Esteri, Antonio Tajani, annuncia nel suo intervento alla Camera dei deputati che il protocollo Italia-Albania sui migranti dovrà essere sottoposto alla ratifica del Parlamento, contrariamente a quanto sostenuto fino a ora. Un protocollo che, ricordiamo, ha l’obiettivo di esternalizzare le frontiere e il diritto d’asilo costruendo in Albania centri di detenzione dove collocare i migranti messi in salvo da navi italiane, con il rischio di gravi violazioni dei diritti umani.

Ritiro immediato

Proprio la volontà dell’esecutivo di non sottoporre il protocollo a ratifica è la prima delle criticità rilevate dal documento che chiede il ritiro dell’accordo e che è stato presentato ieri dal Tavolo Asilo e Immigrazione, al quale aderiscono oltre trenta associazioni. Tra queste c’è anche la Cgil, il cui responsabile dell'ufficio immigrazione, Kurosh Danesh, spiega che quanto sottoscritto da Roma e Tirana non rispetta i trattati internazionali e nemmeno la nostra Costituzione.

È proprio questo uno dei temi più volte battuti nella conferenza stampa di ieri, alla quale hanno partecipato, tra gli altri, il responsabile immigrazione dell’Arci, Filippo Miraglia, il portavoce di Amnesty international, Riccardo Nouri, e la portavoce della Ong Sea Watch, Giorgia Linares. Durante l’incontro, visto quanto dichiarato da Tajani, è stato rivolto un appello ai parlamentari affinché non votino la ratifica, quindi sono stati illustrati i temi del documento presentato, alla presenza di alcuni deputati e senatori dell’opposizione, compresa la segretaria del Pd Elly Schlein.

Quale legittimità?

Vi è un capitolo che riguarda le competenze giurisdizionali, come anche la previsione dell’applicazione extraterritoriale di norme Ue, che non è consentita dal diritto europeo. Quindi il Tavolo passa a evidenziare che, nel caso “dovessero essere portate in Albania persone salvate in operazioni Sar nel Mediterraneo si configurerebbe senz’altro il mancato rispetto delle linee guida sul soccorso in mare dell’Imo che fanno riferimento alla minima deviazione possibile dal luogo in cui è stato effettuato il soccorso”. E ancora: “Nel testo del Protocollo non c’è menzione né dell’esclusione delle persone minori e vulnerabili dal trasferimento in Albania, né delle procedure per il corretto accertamento dell’età e la tempestiva individuazione e presa in carico delle vulnerabilità”.

Senza diritti

Ci sono poi problemi di compromissione della possibilità di controllo giurisdizionale e di mancata garanzia di diritto di difesa e a un ricorso effettivo, vista “l’impossibilità per le persone trattenute di beneficiare dell’assistenza di un legale. Non si comprende come si potrà determinare la competenza del giudice che dovrà convalidare il trattenimento, né come sarà possibile per i trattenuti, in caso di diniego di una domanda di protezione internazionale, presentare tempestivamente ricorso”.

A preoccupare anche il fatto che “le persone trattenute dovranno essere immediatamente trasferite fuori dall’Albania una volta che ‘venga meno, per qualsiasi causa, il titolo di permanenza nelle strutture’. Non è inoltre chiaro cosa succederà ai richiedenti asilo che non ottengano risposta entro i 28 giorni previsti dalla procedura accelerata”.

Una spesa ingiustificata 

Infine i costi: quelli che l’Italia dovrà sostenere non sono chiari, ma si preannunciano ingenti. Si parla di una prima tranche di 16,5 milioni di euro, seguita da una lunga serie di spese che il governo italiano dovrà rimborsare a quello albanese per almeno cinque anni. Ci saranno poi le spese per i trasferimenti, l’alloggio, il mantenimento, il controllo delle persone trattenute nei centri, tutti a carico dell’Italia, e di tutte le forze dell’ordine italiane che saranno impegnate in suolo albanese.

Più volte, durante la conferenza stampa, si è menzionata la violazione del diritto internazionale e costituzionale, come anche l’intento propagandistico del governo nel firmare un protocollo che si rivelerà presto inapplicabile, avendo però nel frattempo favorito l’Albania. Tutto questo sulla pelle dei migranti.