Non c’è nessuna svolta sulle pensioni. Per la Cgil la legge di bilancio conferma e rafforza l’impianto restrittivo del sistema previdenziale, nonostante il governo rivendichi presunti cambiamenti. “Una retromarcia tattica su singole misure che non modifica in alcun modo l’impianto complessivo di una manovra che continua a peggiorare le condizioni di accesso alla pensione”, denuncia la Confederazione in una nota diffusa il 19 dicembre.

Nessuna vera riforma

Lo stralcio dell’utilizzo del riscatto della laurea ai fini dell’accesso alla pensione anticipata, ottenuto dopo la denuncia sindacale, non viene considerato un passo avanti sostanziale. Secondo la Cgil non si è di fronte a una riforma, ma a un intervento marginale che non cambia la direzione delle politiche previdenziali. “Non c’è alcun cambiamento strutturale, ma solo il tentativo di nascondere una stretta che resta tutta sulle spalle di chi lavora e paga tasse e contributi”.

I numeri della stretta

I dati, sottolinea il sindacato, mostrano con chiarezza la portata delle scelte del governo. Già dal 2028 i requisiti aumenteranno ulteriormente, con la pensione anticipata fissata a 43 anni e un mese di contributi e la pensione di vecchiaia a 67 anni e tre mesi. L’adeguamento all’aspettativa di vita proseguirà negli anni successivi fino a raggiungere, nel 2035, 43 anni e otto mesi di contributi per la pensione anticipata e 67 anni e dieci mesi di età per la vecchiaia, secondo le stime della Ragioneria generale dello Stato. Numeri che smentiscono, per la Cgil, lo stop alla stretta pensionistica e la promessa dei 41 anni di contributi per tutti.

Giovani e donne penalizzati

La Confederazione torna a denunciare l’ipocrisia di chi rivendica risultati inesistenti dopo aver promesso per anni il superamento della legge Monti-Fornero. A pagare il prezzo più alto sono ancora una volta giovani, donne e lavoratori precari. Carriere discontinue e bassi salari stanno costruendo pensioni future inadeguate o addirittura inesistenti, aggravando disuguaglianze già profonde.

La mobilitazione continua

Anche per questo, ricorda la Cgil, è stato proclamato lo sciopero generale del 12 dicembre e la mobilitazione proseguirà. Senza una vera riforma previdenziale equa e solidale, capace di garantire una pensione dignitosa a tutte e tutti, il futuro rischia di essere segnato da pensioni sempre più lontane e sempre più basse.

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