Qualcuno, con amaro sarcasmo, ha parlato di un “ritorno alla normalità” per Foggia. Una bomba è esplosa ieri poco prima delle 15 davanti al centro diurno per anziani “Il Sorriso di Stefano”, lo stesso preso di mira lo scorso 16 gennaio. La mafia è tornata a minacciare il gruppo “Sanità Più”, proprietaria della struttura e di una Rssa il cui responsabile delle risorse umane, Luca Vigilante, aveva subito a sua volta un attentato dinamitardo il 3 gennaio, quando un ordigno aveva fatto saltare in aria la sua auto. Una paurosa teoria di intimidazioni che, è emerso da uno dei processi in corso ai vertici della “Società”,  come è chiamata la mafia foggiana, prova ad estorcere pizzo e assunzioni. Un’azione criminale che punta in alto, perché Vigilante è il genero di Paolo Telesforo, storico imprenditore della sanità foggiana, già proprietario di cliniche private e laboratori di analisi, che assieme a un altro socio ha rilevato tramite Universo Salute strutture e attività dell’Opera Don Uva - Casa Divina Provvidenza, 1.600 dipendenti, un polo sanitario con sedi a Foggia, Potenza e Bisceglie, centri di riabilitazione, hospice. È a Telesforo e al socio che la mafia intende mandare un messaggio tramite Vigilante.

Ha fatto ancor più rumore la bomba di ieri, esplosa nella città deserta e silenziosa, che rispetta le restrizioni alla circolazione, con posti di blocco delle forze dell’ordine dislocati in più punti. Le telecamere di sorveglianza del centro hanno ripreso un uomo arrivare in bici, con tanto di mascherina d’ordinanza, depositare l’ordigno contenuto in una busta della spesa, accendere la miccia e scappar via. Fortissimo il boato, che ha divelto l’insegna e la saracinesca e danneggiato alcune auto parcheggiate nei pressi. Una strada stretta, di condomini e abitazioni private, che ora vive in perenne clima di paura. All’arrivo degli amministratore della società qualcuno dai balconi ha urlato un rabbioso “Basta! Chiudete! Fateci vivere in pace!”. Altri dal palazzo hanno risposto: “No! Non devono vincere loro!”. Paure e tensioni comprensibili, ha affermato il manager di “Sanità Più”, che da gennaio vive sotto scorta come il resto della famiglia. Non si chiude, nessun passo indietro, ha però assicurato. Sulle pagine social si moltiplicano gli attestati di vicinanza a imprenditori che non hanno ceduto alle richieste della mafia. Prassi purtroppo diffusa, anche se le denunce di commercianti vittime di estorsioni aumentano. Uno scenario, questo del blocco delle attività conseguente all’emergenza Covid-19, che ha sicuramente colpito economicamente anche le organizzazioni malavitose, tolto acqua alla loro coltura illegale.

“Questa gente, chi vive in questo modo, sulle spalle di chi lavora e fa sacrifici – il messaggio lanciato dall'imprenditore Telesforo – è priva di ogni valore, è pari al virus che il mondo sta cercando di combattere”. Un virus multiforme che seppur colpito pesantemente in questi anni con arresti e condanne – tutti i vertici della “Società” sono oggi in carcere – rinasce sfruttando il diffuso disagio occupazionale e reddituale, si moltiplica e infetta trascinando persone nel vortice della malattia sociale che è la mafia. Non sono servite marce, manifestazioni, fiaccolate, parole e appelli. Foggia chiede allo Stato di debellare questo virus. Senza, sarà difficile per chiunque immaginare possibilità di fare impresa e creare occupazione in questo territorio. E ce ne sarà ancor più bisogno dopo la fine dell’emergenza sanitaria, che sta creando forte disagio economico in una città e una provincia che già aveva disperato bisogno di sviluppo e lavoro.