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Arriva il via libera definitivo della Camera: la manovra di bilancio del governo Meloni viene approvata con 216 sì. I voti contrari sono stati 126, gli astenuti 3. Si tratta di una legge che scontenta tutti, dai lavoratori ai pensionati, dai giovani alle donne. Una finanziaria che colpisce le fasce deboli, usate come bancomat per fare cassa. E che viene approvata a colpi di fiducia, come previsto dall’esecutivo. Ecco cosa contiene.
Irpef, vantaggi solo per i ricchi
La riduzione della seconda aliquota Irpef dal 35 al 33% viene presentata come un segnale di alleggerimento fiscale, ma la distribuzione dei benefici racconta altro. L’impatto parte dai 28mila euro, tuttavia i vantaggi più consistenti si concentrano sopra i 50mila euro, dove il risparmio arriva a circa 440 euro annui. In un Paese di salari medi stagnanti, quindi, il taglio rischia di ampliare le distanze invece di ridurle, lasciando ai redditi medio-bassi benefici marginali.
Niente per la difesa del potere d’acquisto
La micro-tassa al 5% sugli aumenti contrattuali per redditi sotto i 33.000 euro lordi appare come un contentino: risulta limitato nel tempo e nella platea. Vi sono poi altre misure, di cui il governo si vanta, come gli sgravi su premi di risultato e per il lavoro notturno e festivo, ma che restano solo settoriali e senza alcune visione. Non si affronta mai il nodo strutturale della perdita di potere d’acquisto che continua ad erodere gli stipendi dei cittadini e cittadine italiane.
Bonus casa ed energia senza visione
La conferma dei bonus su ristrutturazioni ed energia – 50% sulla prima casa e 36% sulle seconde – mantiene una linea già vista, così come il credito d’imposta al 50% per mobili ed elettrodomestici fino a 5.000 euro. Interventi che non risolvono le distorsioni del mercato edilizio, né garantiscono una strategia di lungo periodo sulla transizione energetica.
Il sistema fiscale resta ingiusto
La nuova rottamazione delle cartelle, con minori entrate per 1,48 miliardi nel 2024, continua a inviare un messaggio ambiguo: chi paga in ritardo viene premiato. Non proprio una politica di lotta all’evasione e all’elusione fiscale. A questo si aggiunge l’ennesimo rinvio di plastic e sugar tax, che costa 385 milioni. Sono tutte decisioni che non incidono sul nostro sistema fiscale profondamente iniquo, in cui pagano lavoratori dipendenti e pensionati; allo stesso tempo vengono rinviate le politiche ambientali e sanitarie necessarie.
Ecco gli aggravi diretti
La manovra aumenta anche le tasse. Introduce infatti aggravi diretti: 213 milioni dalle accise su sigarette e tabacchi, 552 milioni da benzina e gasolio, 122 milioni dal contributo di due euro sulle spedizioni extra Ue sotto i 150 euro, destinato a raddoppiare l’anno successivo.
Colpiti lavoratori precoci e usuranti
Come ha sottolineato più volte il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, questa legge di bilancio “taglia sui più deboli mentre si sta dalla parte dei forti”. Penalizzare lavoratori precoci e usuranti per liberare risorse destinate anche a imprese che non rispettano i contratti o risparmiano sulla sicurezza manda, secondo Landini, un messaggio pericoloso: che si può perfino morire di lavoro. Una logica definita “inaccettabile”, che evidenzia una precisa scelta politica.
Pensionati usati per fare cassa
I pensionati e le pensionate italiane vengono poi usati per fare cassa. La Cgil denuncia con allarme un aumento complessivo della pressione fiscale su chi vive di reddito fisso. Mentre povertà e produzione industriale peggiorano, lavoratori e pensionati pagano 25 miliardi di tasse in più, intanto vengono tutelate rendite e grandi patrimoni.
Aumento età pensionabile dal 2027
Nella sera di lunedì 29 dicembre il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha spiegato che l’aumento automatico dell’età pensionabile previsto dal 2027 è stato ridotto, evitando l’incremento di tre mesi che sarebbe scattato in modo automatico. Alla richiesta di sospendere del tutto l’aumento, si è limitato a rispondere: “Vedremo nel 2026”.
























