Da circa vent’anni come Fairwatch, osservatorio italiano sulle tendenze del clima del commercio internazionale, denunciamo il rischio che, in una competizione globale non governata, diritti e salari sarebbero stati i fattori più sacrificati, insieme ad ambiente e natura, per il raggiungimento di profitti privati sempre più concentrati e paradossali.
Su un pianeta scosso da eventi estremi e cambiamenti senza più ritorno causati da questa deriva, tuttavia, l’economia reale stessa non può che soffrire e quindi, con un paradosso ancora più stridente, le speculazioni esplodono ma la crescita globale è in costante rallentamento.
Il fallimento di questo paradigma di falso sviluppo industrialista e fossile lo stiamo pagando con le nostre tasche, i nostri diritti, il futuro delle nostre figlie e figli, e con una corsa verso l’economia di guerra che sembra l’unica prospettiva di profitto che i padroni del mondo intravedono come sicura.
La transizione ecologica ed energetica, infatti, non può compiersi senza profondi investimenti privati e, una volta esauriti gli investimenti pubblici di governi e regioni sempre più indebitati da false soluzioni tecniciste, i grandi gruppi internazionali non hanno alcuna intenzione di contribuire alla soluzione di problemi sociali e ambientali di cui sono la principale causa.
Distribuiscono dividendi ed ergano soltanto elemosine, che utilizzano per farsi belli agli occhi di investitori ciechi rispetto al reale impatto dei propri guadagni.
In questa soluzione di gravi “policrisi” l’unica risposta è che il numero maggiore possibile di realtà sociali, associazioni, cittadine e cittadini, studenti e studentesse, persone migranti e in fuga, si uniscano e si mettano insieme in marcia lungo La Via Maestra dei diritti e della cittadinanza globale pacifica, ecologista e responsabile.
Come osservatorio Fairwatch ci sentiamo pienamente impegnati in questo processo di accumulazione sociale di forza e di contenuti, per contrastare una narrativa distruttiva e bellicista che ci arruola come carne da cannone per arricchirsi sempre più esageratamente e senza alcuna considerazione delle conseguenze.

Monica Di Sisto, vicepresidente di FairWatch