Il benessere economico dell’Italia continua ad essere inferiore rispetto alla media europea. È quanto emerge dal Rapporto Bes 2024 dell’Istat, che fotografa un Paese dove il rischio di povertà e le disuguaglianze restano più alte della media Ue.

Economia e disuguaglianze: povertà al 18,9%, redditi più distanti

Nel 2024, il rischio di povertà in Italia raggiunge il 18,9%, contro il 16,2% registrato nell’Ue. Anche la disuguaglianza nella distribuzione del reddito netto si conferma più elevata: 5,5% contro una media europea del 4,7%.

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Lavoro e occupazione: il divario di genere resta profondo

Molto critico il quadro del mercato del lavoro. Il tasso di occupazione si ferma al 67,1%, quasi nove punti sotto la media europea (75,8%). La forbice si allarga tra le donne: solo il 57,4% è occupato, contro il 70,8% della media Ue. Ampio anche il ricorso al part-time involontario, che coinvolge l’8,5% degli occupati italiani, oltre il doppio del dato europeo (3,2%). Tra le donne il fenomeno è ancora più diffuso: 13,7% in Italia, 4,8% nella media Ue.

Istruzione e innovazione: giovani laureati in calo, investimenti fermi

Il ritardo italiano emerge con forza anche sul fronte dell’istruzione. Solo il 31,6% dei giovani tra i 25 e i 34 anni è laureato, a fronte del 44,1% nella media Ue27. Anche i diplomati sono meno: 66,7% tra i 25 e 64enni contro 80,5% in Europa. A pesare è anche il modesto investimento in ricerca e sviluppo, fermo all’1,37% del Pil, mentre l’Ue vi destina in media il 2,22%.

Prezzi alimentari, impennata del 25% in cinque anni

A complicare ulteriormente il quadro del benessere, l’Istat segnala un forte aumento dei prezzi alimentari. Da ottobre 2021 a ottobre 2025, i beni alimentari sono rincarati del 24,9%, quasi otto punti percentuali in più dell’inflazione generale (+17,3%). L’aumento ha colpito soprattutto le famiglie a basso reddito, per le quali il cibo rappresenta una parte significativa della spesa complessiva: nel 2025 gli alimentari valgono oltre un quinto dei consumi familiari, con il solo cibo che pesa per il 16,6%.

Gli aumenti sono stati più forti per i prodotti freschi (+26,2%), in particolare per ortaggi (+32,7%), latte e derivati (+28,1%) e pane e cereali (+25,5%).

Secondo l’Istat, le cause della crescita “eccezionale” dei prezzi vanno cercate in una combinazione di fattori esterni, tra cui il rincaro delle materie prime e lo shock energetico innescato dal conflitto in Ucraina.

Il prezzo dei beni energetici, tra ottobre 2021 e novembre 2022, è infatti aumentato in Italia del 76%, molto più che nella media dell’area euro (+38,7%).

Un Paese che vive a lungo, ma resta indietro

Il ritratto che emerge dal Bes 2024 è quello di un Paese che, pur continuando a garantire buoni livelli di salute, resta indietro su lavoro, istruzione e opportunità economiche. Un’Italia che vive a lungo, ma che ancora fatica a crescere in modo equo e sostenibile.