“Di picchetti, anche molto duri, ne ho fatti tanti nella mia vita sindacale. Ho bloccato i camion nei piazzali per impedire la consegna delle merci durante le vertenze, mi sono scontrato con i padroni e con i padroncini, mi sono sgolato per convincere i lavoratori a scioperare. Ma mai e poi mai ho visto un camionista forzare un picchetto, travolgere i lavoratori fino a ucciderne uno”. Inizia così la lunga intervista al segretario generale della Cgil Maurizio Landini, pubblicata oggi (lunedì 21 giugno) dal quotidiano La Repubblica. L'uccisione a Novara di un giovane sindacalista da parte di un altro giovane lavoratore segnala nettamente che siamo “di fronte a uno sgretolamento del tessuto sociale, a un imbarbarimento delle relazioni umane. Così si mette a rischio anche la tenuta della democrazia”.

La logistica è una “giungla”, come si dice ormai comunemente, in cui è davvero difficile fare attività sindacale. È un terreno in cui proliferano sia “finte cooperative che applicano regolamenti aziendali, anziché i contratti di lavoro” sia “aziende subappaltatrici che restano in vita per la sola durata dell'appalto”. Landini evidenzia, ad esempio, che “l'azienda che vince l'appalto, nella quale in genere si applica il contratto nazionale di settore e l'agibilità sindacale è garantita, non ha alcun vincolo affinché la ditta subappaltatrice adotti le stesse regole nei confronti dei lavoratori. In più ci sono i contratti pirata. Questo è il mondo della logistica”.

Ma la questione non riguarda soltanto questo specifico settore. In Italia ormai “domina lo sfruttamento del lavoro, la precarietà del lavoro, l'insicurezza del lavoro. Si è passati dalla tutela del lavoro al disprezzo del lavoro”. Landini correla “tre recenti fatti di cronaca: l'orditoio manomesso su cui lavorava la povera Luana, i sistemi frenanti della funivia di Mottarone anch'essi manomessi, infine la morte di Adil. Sono legati dalla stessa logica: il tempo di vita e di lavoro viene piegato al mercato e al profitto, non alla centralità della persona. Questa assenza di vincoli sociali mette a rischio anche la tenuta democratica di un Paese”. Il leader sindacale rileva che “in atto c’è una metamorfosi del rapporto tra capitale e lavoro. Finora ha prevalso la logica del mercato e del profitto, e così il lavoro è stato progressivamente svalorizzato: salari bassi, tagli agli investimenti in ricerca e innovazione, scarsa formazione, produttività ferma”.

Tutto questo, evidenzia Landini, non è accaduto per caso. “Una sequenza di leggi – spiega – ha portato al punto in cui ci troviamo: è stata rilegittimata l'intermediazione di manodopera, un tempo vietata; è stata legalizzata la catena infinita degli appalti con la logica del massimo ribasso, per garantire i guadagni delle aziende, ma non i diritti e la dignità di chi lavora. La giungla in cui ci troviamo nasce da una serie di leggi sbagliate”. Il governo, allora, dovrebbe anzitutto “non conservare quelle leggi balorde, e innovare. Esattamente come ha fatto nel settore pubblico - grazie all'iniziativa di Cgil, Cisl e Uil - con il decreto Semplificazioni, che vincola l'azienda vincitrice dell'appalto a garantire ai lavoratori delle imprese subappaltatrici gli stessi trattamenti normativi ed economici e l'applicazione del medesimo contratto nazionale di settore. Si estenda tale legge a tutti gli appalti nel privato”.

La forte dialettica con l’esecutivo si esprime anche sullo sblocco dei licenziamenti, previsto per la fine del mese. “II 26 giugno andiamo in piazza anche per chiedere la proroga del blocco”, argomenta Landini, ricordando che all’ordine del giorno delle tre manifestazioni di Bari, Firenze e Torino ci sono anche la richiesta di “estendere gli ammortizzatori sociali e di incentivare le strade alternative ai licenziamenti, dai contratti di solidarietà a quelli di espansione. II governo ci convochi e faccia ripartire il dialogo sociale, così costruiremo un'Italia migliore”.

Per Landini occorre oggi “recuperare lo spirito degli anni Settanta”, quello dello Statuto dei lavoratori, con il quale il Parlamento “comprese la centralità del lavoro”. Serve dunque “un nuovo Statuto, con il riconoscimento degli stessi diritti alle persone che per vivere devono lavorare. La Cgil ha presentato in Parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare, siamo pronti a confrontarci con tutti. Ma serve anche una legge che misuri l'effettiva rappresentanza dei sindacati e dei datori di lavoro, per estendere a tutti l'efficacia dei contratti nazionali”.

L’ultima battuta è per il ministro del Lavoro Orlando, che ha proposto di contrattare, nel settore della logistica, l'algoritmo che regola gli orari e i ritmi del lavoro. “Nell'ultimo congresso abbiamo lanciato l'obiettivo di contrattare l'algoritmo”, conclude il segretario generale della Cgil Maurizio Landini: “Pensiamo che orario, ritmi, condizioni di lavoro debbano essere contrattati, coniugando le esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori con quella delle imprese, mettendo al centro le persone e non solo il profitto delle aziende. Questo vuol dire contrattare l'algoritmo, perché la tecnologia non è neutra”.