In queste ore il Ministero degli Esteri israeliano ha diffuso una dichiarazione sulla missione della Global Sumud Flotilla: “Si ribadisce il divieto di accesso e si invita a consegnare gli aiuti a Israele per un loro successivo trasferimento nella Striscia di Gaza”. Inizia così il comunicato dell’Arci.

Proprio come Arci, prosegue, “riteniamo che il punto non sia come rendere più “ordinata” la consegna di beni umanitari, ma come garantire un diritto fondamentale: quello di un popolo a non vivere sotto assedio e sotto occupazione. Se non fosse in corso un genocidio, se non avessimo assistito in questi mesi a crimini compiuti dall’IDF con gli aiuti umanitari usati come esca per uccidere civili inermi, se il valico di Rafah, dove giacciono tonnellate di aiuti umanitari bloccati, non fosse chiuso, oggi non ci sarebbe bisogno della Flotilla".

La Karma e le imbarcazioni della Flotilla “rappresentano una testimonianza concreta della società civile internazionale che chiede la fine del blocco illegale e criminale su Gaza, dell’occupazione in Palestina e il rispetto del diritto internazionale – spiega l’Arci –. L’accusa di essere “strumenti di Hamas” è inaccettabile, priva di ogni fondamento e va respinta al mittente".

Per questo "respingiamo quella che riteniamo soltanto una provocazione e chiediamo con forza che vengano aperti immediatamente i valichi, a cominciare da Rafah, e che la distribuzione degli aiuti sia affidata alle Nazioni Unite, l’unico soggetto in grado di garantirne l’imparzialità e di assicurare che raggiungano chi ne ha realmente bisogno”.

Quindi conclude: “Chiediamo con forza alla comunità internazionale di assumersi la responsabilità di fermare l’assedio, di garantire accesso pieno e sicuro agli aiuti, di porre fine all’occupazione e di riconoscere la solidarietà come atto legittimo di pace e giustizia”.