Fermare il genocidio a Gaza, fermare la guerra mondiale. È l’appello lanciato dall’Arci che sarà in piazza e parteciperà a tutte le iniziative e alle manifestazioni organizzate in giro per l’Italia per sabato 24 febbraio, in concomitanza con il secondo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina.

“Abbiamo voluto lanciare un sasso nello stagno, un segnale che ci sembra sia stato raccolto – afferma Walter Massa, presidente della grande associazione culturale e di promozione sociale -. Non possiamo assistere a questo spettacolo ignobile, a queste morti come se si guardasse una serie televisiva. La sentenza della Corte internazionale di giustizia, il tribunale dell’Onu, ha messo Israele sotto inchiesta per genocidio. Ha ordinato di interrompere lo sterminio della popolazione palestinese e la distruzione della città, di garantire l’accesso degli aiuti e dell’assistenza necessaria. Bisogna dire basta all’occupazione militare di Gaza, invocare il cessate il fuoco, condividendo le parole d’ordine che possano portare a una manifestazione nazionale”.

Quali sono queste parole d’ordine, Massa?
No genocidio, liberi tutti, cessate il fuoco. Scenderemo in piazza chiedendo questo con coraggio. Anche il Parlamento adesso mi sembra che stia andando in questa direzione.

Si riferisce alla mozione approvata dalla Camera che contiene l’impegno del governo ad adoperarsi per arrivare al "cessate il fuoco umanitario a Gaza"?
Sì, al di là delle parole contenute nella mozione c’è una convergenza tra le forze di maggioranza e di opposizione, un segnale positivo. Non possiamo girarci dall’altra parte mentre si consuma una catastrofe umanitaria. Anche la politica si sta rendendo conto che finora ha avuto un atteggiamento sbagliato e ingiusto, non in linea con la storia del nostro Paese, che in Medio Oriente ha sempre svolto un ruolo importantissimo. Le iniziative del prossimo 24 febbraio speriamo siano una prima tappa che ci porti a una manifestazione nazionale. Su questo c’è una forte coincidenza di vedute con la Cgil, anche nel solco del percorso che ci ha portato a La Via Maestra.

Finora l’Italia ha mostrato molto bene da che parte sta con la decisione, assunta anche da altri Paesi, di sospendere i finanziamenti all'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente, di fatto congelando l'operato della più importante agenzia attiva nella Striscia di Gaza, sebbene la situazione umanitaria sia fuori controllo.
È l’ennesima scelta sbagliata compiuta da questo governo, a cui sarei comunque contrario anche se fosse frutto di un reale orientamento politico. In realtà rivela in modo lampante come l’esecutivo intenda i rapporti con altri Stati: forti con i deboli e deboli con i forti. Sul piano europeo e internazionale siamo assenti: si tratta di una grave colpa per un Paese che si vanta di essere sovranista. Credo che questa decisione, al di là del merito, cioè dell’illegalità, segni un fatto. Oggi l’unica organizzazione internazionale dentro la quale tutti Paesi hanno voce è l’Onu. E le Nazioni Unite su Gaza e sulle questioni internazionali hanno avuto e hanno tuttora un ruolo enorme. Anche se c’è un tentativo di indebolirle, è l’unico luogo che riesce a dare parola a tutti, come dimostrano le risoluzioni approvate.

Sul fronte Mar Rosso che cosa sta facendo l’Italia?
Mi sembra che siamo di fronte a un sistema impazzito. Questo governo non si muove sulla base di interessi nazionali, o meglio di interessi che riguardano i cittadini, ma per favorire una certa parte di lobby, che sta crescendo fin dall’inizio della guerra in Ucraina. La politica è un bene comune, ce ne dobbiamo riappropriare.

Nel vostro appello parlate di “guerra mondiale”. Perché?
Negli ultimi 15 anni sono aumentati i conflitti, molti non hanno trovato soluzione. Di fatto sta emergendo una guerra a pezzi che coinvolge aree del pianeta. E mentre crescono i conflitti, vengono meno diplomazia e istituzioni internazionali, mentre le armi stanno diventando l’unico strumento per dirimere le questioni.