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Sarà dura, più dura di quanto non si immagini la condizione del lavoro dopo Coronavirus, perché la pandemia tra le altre cose porta con sé anche il disvelamento delle fragilità e delle contraddizioni dell’occupazione italiana. Frammentata, pulviscolare, certo i sindacati e tra questi la Cgil soprattutto lo denunciano da tempo, ma non solo. Povero, tanto e soprattutto femminile, e poi sommerso e quindi totalmente privo di tutele perché nascosto a qualsiasi censimento. Ed allora è da questo spaccato che occorre partire quando si immaginano gli strumenti per sostenere il reddito dei cittadini e delle cittadine fermati in casa dal Covid-19. Questo il messaggio che Cgil Cisl e Uil hanno consegnato ai componenti la Commissione lavoro e previdenza sociale del Senato. Ovviamente, però, prima di tutto viene la salute e la sicurezza, quindi prioritaria è l’applicazione dei protocolli sulla sicurezza stilati tra organizzazioni sindacati e di imprese e recepiti nell’ultimo dpcm.
Centri studio e istituti statistici sono concordi nel prevedere una frenata dell’economia del mondo molto preoccupante, si aspettano una frenata della domanda aggregata del 3% e sarà crisi sia di domanda che di offerta, con una considerevole contrazione delle esportazioni su scala globale. Buona parte del Pil de nostro Paese si fonda proprio sull’export, e la crisi per noi vale doppio perché era già cominciata ben prima dell’arrivo della pandemia. Gli ultimi due trimestri del 2019 ci hanno consegnato alla recessione. La domanda interna è sempre stata il punto debole dell’Italia, unica in Europa ad aver registrato una dinamica salariale ferma da almeno dieci anni e nei primi due mesi dell’era Coronavirus il fenomeno si è aggravato. Secondo Corso di Italia nel nostro Paese si determinerà presumibilmente un crollo dei consumi privati e un crollo degli investimenti non tutti recuperabili nel 2021. Tania Scacchetti, segretaria nazionale della Cgil, ha sottolineato che “Questo avrà effetti inevitabili sulla occupazione, che già dava segnali di contrazione negli ultimi trimestri del 2019 e che, come da noi da tempo denunciato, ha e enormi problemi di qualità, troppo lavoro povero, troppo part time involontario, troppa precarietà. Il nostro Paese soffre da sempre di sottooccupazione, inattività, scoraggiamento. E occorre prestare una particolare attenzione alla specificità del lavoro e delle condizioni delle donne”.
Stessa preoccupazione è stata espressa da Ivana Veronese, segretaria confederale della Uil: “Le donne rischiano di uscire più deboli e più povere di come sono entrata nella crisi, dal momento che molte lavorano in settori ancora chiusi, dal turismo alle mense scolastiche. La nostra richiesta – ha proseguito la dirigente di via Lucullo – è che alle lavoratrici venga riconosciuto un congedo pari all’80 per cento della retribuzione”. La Uil ha messo poi al centro dell’attenzione le politiche per il Sud, gli investimenti in infrastrutture e il potenziamento della formazione che sarà necessaria per la riconversione delle professionalità. Il segretario confederale della Uil Domenico Proietti, anche lui intervenuto sempre in video collegamento con la Commissione Lavoro del Senato, per sostenere la domanda interna ha rilanciato le proposte del sindacato in ambito previdenziale: “Credo che bisognerebbe da subito riprendere l’idea di riallineare l’età pensionabile italiana alla media europea e introdurre una flessibilità in uscita a partire dal 63 anni di età. Inoltre, va estesa la quattordicesima ai pensionati con assegni fino a 1500 euro”.
Esiste però una questione prioritaria sottolineata dalle tre organizzazioni, difendere l’occupazione. Oggi sono quasi 11 milioni le richieste di cassa integrazione Covid-19 per questo è importante prolungarle e prolungare la moratoria sui licenziamenti. Secondo Livia Ricciardi, responsabile del mercato del lavoro per la Cisl “dagli ammortizzatori sociali restano escluse alcune categorie come i lavoratori domestici, intermittenti, occasionali, tirocinanti che devono essere garantiti. Secondo l’esponente di via Po il governo dovrà anche prolungare la Naspi e la Discoll in scadenza e ampliare la platea dei beneficiari, inserendo anche gli autonomi”. E Scacchetti ha sottolineato come “La contrazione della occupazione rischia di essere forte soprattutto nelle ore lavorate e nei settori più colpiti turismo, terziario, piccole medie aziende a bassa capitalizzazione. Occorre poi – ha proseguito la segretaria nazionale della Cgil – porre grande attenzione al lavoro sommerso, va fortemente contrastato con politiche di emersione, incrementando i controlli, incentivando il collocamento pubblico nei settori più esposti, regolarizzando i lavoratori migranti già oggi presenti nel nostro Paese”.
Il tema dell’occupazione è strategico per la ripartenza del Paese proprio per questa ragione la Cgil ha sottolineato ai senatori e alle senatrici che non si possa uscire da questa crisi con lo stesso modello di sviluppo di prima. Bisogna agire su domanda interna, investire, anche in termini occupazionali, nei settori della sanità, del welfare, nella economia che può far ripartire gli investimenti a livello territoriale. “Occorre anche ragionale – ha sostenuto Scacchetti - su tema del lavoro garantito, con lo stato come datore di lavoro di ultima istanza. E’ necessario istituire una agenzia nazionale per lo sviluppo con il compito di indicare le politiche industriali e avviare una riconversione in senso ambientale, ecologicamente sostenibile, digitale della produzione”.
Il periodo che aspetta il Paese è davvero complicato, secondo Corso di Italia esiste un’unica strada per governare al meglio la complessità del momento: “Governare rafforzando la contrattazione – ha sottolineato infine Scacchetti - È necessario rinnovare i contratti, quelli pubblici e quelli privati per sostenere domanda interna e consumi. La contrattazione è indispensabile per governare le necessarie flessibilità, la riduzione dell’orario di lavoro incentivando i contratti di solidarietà e valutando possibile utilizzo di misure disposte dalla Europa come il Fondo Sure per sostenere il reddito, a partire dai lavoratori esclusi da protezioni. E occorre anche contrattare lo Smart working, superando una fase di unilateralità nell’utilizzo di questo strumento, che deve rispondere a esigenze di flessibilità dei lavoratori e di cambio dei modelli organizzativi”.