Il contesto in cui si svolge questa storia non è quello di hater professionisti. È piuttosto la paura cruda e somatizzata male, che fa muovere persone e idee di fronte al rischio populista e infondato che l’estensione dei diritti altrui possa impoverire loro stessi. Essere un rischio alle loro poche certezze, insomma!

A Lizzano, piccolo comune agricolo dall’importante produzione di vino della provincia di Taranto, il parroco della Chiesa di San Nicola convoca ieri i fedeli per pregare. Siamo in una terra di disoccupazione e di generazioni migranti. Prima toccò ai nonni, poi ai padri o ora ai figli. Ma il sacerdote nelle comunicazioni ai suoi parrocchiani parla di altro. Parla di “difendere la famiglia dalle insidie che la minacciano” e cita testualmente la Legge Zan sull’omotransfobia.

L’omelia in chiesa è ancora più sferzante. In prestito dalla lettera agli Efesini (6,12) il parroco prende parole-contro, e la sacrosanta battaglia dei cristiani diventa l’opposizione al “mondo di tenebra e contro gli spiriti del male”. Mentre dentro la chiesa i fedeli pregano, fuori c’è una comunità che reagisce e lo fa contando anche sul sostegno del proprio sindaco. È infatti proprio lei, Antonietta D’Oria a parlare con i carabinieri del posto chiamati dal solerte sacerdote.

Lo scambio di battute tra la prima cittadina e gli uomini in divisa è da manuale della buona politica: quella libera e senza orpelli, fatta di prossimità e vicinanza ai propri concittadini senza valutazioni preliminari o opportunismi elettorali, su etichette o marchi di appartenenza. “Siamo qui per identificare i manifestanti” – dice il carabiniere. La D’Oria risponde: “Identifichi prima quelli che stanno dentro”.

Un diritto contro un diritto che la D’Oria ha voluto semplificare così, schierandosi come dice il segretario generale della Cgil di Taranto, Paolo Peluso, “dalla parte di chi è fatto oggetto di discriminazione o sopruso”. Voglio dirlo apertamente – dice ancora il segretario della CGIL tarantina - Ieri Antonietta D’Oria senza la fascia tricolore sulla spalla, ma chiaramente sulla sua coscienza, ha scelto da che parte stare e ha difeso i ragazzi radunatisi fuori dalla parrocchia in cui si celebrava una Messa contro il “pericolo” di “froci” e “lesbiche”. Quei ragazzi e quel sindaco ieri si sono resi protagonisti di quella politica di prossimità che è attenzione, ascolto, presenza, e risposta, - ha commentato Peluso sulla pagina Facebook della Cgil territoriale - che ci attenderemmo da tutto il mondo che si dice solidale e progressista. Perché a volte le parole e le enunciazioni di principio servono a poco e gesti così invece fanno una bella differenza!