Il Senato ha approvato in aula lo scorso 21 febbraio le modifica alla legge che regola l’import-export degli armamenti che mirano a cancellare i meccanismi di trasparenza e controllo parlamentare sul commercio di armi e sulle banche che finanziano tali operazioni. Se la legge sarà approvata in via definitiva alla Camera, non sarà più possibile avere la lista delle ‘banche armate’.

“Con una fretta inconsueta e degna di miglior causa e approfittando della distrazione della stampa e dell’opinione pubblica – afferma la presidente di Banca etica, Anna Fasano -, il disegno di legge di iniziativa governativa è stato approvato in tempi record prima in commissione e poi in aula al Senato, dove sono stati bocciati tutti gli emendamenti che tentavano di mitigare gli effetti più nefasti del disegno di legge in esame”.

Fasano illustra poi l’importanza della legge 185/1990 sull’export di armi , “che ora si vuole smantellare in nome della rapidità nelle operazioni militari e della sburocratizzazione: il provvedimento poneva l’Italia all’avanguardia, con una forte attenzione verso il rispetto delle convenzioni internazionali specialmente per quanto riguarda le vendite a Paesi in conflitto o che violano i diritti umani, e imponeva alle banche di rendere noti al Parlamento i finanziamenti e i servizi che rendono tali operazioni possibili”.

L’associazione Rete pace e disarmo spiega che i tre emendamenti al ddl approvati non solamente inficiano gravemente la trasparenza della Relazione annuale al Parlamento sulle esportazioni dall’Italia di materiali militari, ma si innestano su un testo che presenta già aspetti problematici “perché modifica i meccanismi di rilascio delle autorizzazioni affidando il cuore delle decisioni all’ambito politico senza un adeguato passaggio tecnico che garantisca il rispetto dei criteri della legge italiana e delle norme internazionali sulla materia”.

“Particolarmente negativo – afferma Giorgio Beretta dell’Osservatorio Opal – è l’emendamento volto ad eliminare ogni informazione riguardo agli Istituti di credito operativi nel settore dell’import/export di armamenti. I correntisti non sapranno più dalla Relazione quali sono le banche, nazionali ed estere, che traggono profitti dal commercio di armi verso l’estero, in particolare verso Paesi autoritari o coinvolti in conflitti armati”.

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Bocciati quasi tutti gli emendamenti delle minoranze, ma anche alcuni importanti emendamenti proposti dalla stessa relatrice, che andavano nella direzione di un miglioramento di controlli, meccanismi decisionali e trasparenza sull’export. Si conferma quindi l’atteggiamento di sordità rispetto alle richieste giunte dall’associazionismo che si batte affinché sistemi d’arma italiani cessino di essere inviate in situazioni di conflitto e di violazione diritti umani anche con il sostegno delle banche, che con il ddl diverrebbe occulto.

Anche Banca etica è nata “dall’impulso delle grandi reti della società civile italiana che si battevano anche per una finanza etica che rifiutasse di fare affari con chi produce strumenti di morte”, spiega sempre la presidente Fasano. “Oggi il Gruppo chiede a quelle reti e a tutta la società civile di mobilitarsi per dire di no all’approvazione definitiva delle modifiche che cancellerebbe ogni forma di trasparenza e di controllo da parte del Parlamento, dei cittadini e dei risparmiatori sugli affari delle industrie belliche e delle banche che le affiancano”. In vista del passaggio a Montecitorio chiede inoltre “ai deputati di approvare modifiche alla norma per ripristinare il controllo del Parlamento sull’export di armi e sulle banche che fanno affari con tali operazioni”.

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