Aumentare le opportunità occupazionali di qualità. Investire sul contrasto alla povertà educativa. Promuovere la cittadinanza. Sono alcune delle priorità sulle quali lavorerà per due anni il partenariato coinvolto nel progetto europeo Back in town.

Il progetto è finanziato dalla Direzione Generale “Occupazione e Affari Sociali” della Commissione europea (programma di sostegno al dialogo sociale) intende rafforzare la capacità degli attori delle relazioni industriali e del dialogo sociale di mettere in atto politiche orientate ai giovani a livello urbano. In particolare nelle città medio-piccole che sorgono sui territori più fragili, quelli che vivono l’inverno demografico dovuto all’emigrazione degli under 35 verso grandi centri abitati e che perciò hanno maggior bisogno di trattenere (o comunque di far rientrare a casa) e poi di includere i giovani.

Le attività prevedono la conduzione di ricerche desk e sul campo, la messa a punto di strumenti pratici, l’organizzazione di pratiche partecipative per coinvolgere i giovani e la progettazione e realizzazione di formazione per rafforzare e coordinare le pratiche di contrattazione territoriale a livello aziendale, settoriale ed istituzionale utili alla creazione di città a misura di giovane.

Il progetto è condotto da un consorzio composto da 28 partner, di cui la Cgil Lecce è capofila. Figurano anche: la Cgil Nazionale, il Nidil Cgil (la categoria che rappresenta i lavoratori atipici), le Camere del Lavoro territoriali di Bari, Bergamo, Latina-Frosinone, Messina, Taranto, Verona; il Politecnico di Milano, le Università di Bari, Bialystock, Lubiana, l’Università autonoma di Barcellona, gli istituti di ricerca GSEE (Grecia) e Cnr (Italia), i sindacati OPZZ (Polonia), CCOO Catalogna (Spagna), EKA (l’Organizzazione dei sindacati di Atene, Grecia) e MLADI Plus (Slovenia), la Fondazione Di Vittorio, lo SMILE Puglia, la Confederazione europea dei sindacati (CES), la Federazione sindacale europea dei servizi pubblici (EPSU).

Le città coinvolte nel progetto saranno veri e propri laboratori sociali per elaborare strategie utili a limitare l’emigrazione giovanile e l’inverno demografico che viviamo nei nostri territori. Per farlo bisogna ridare protagonismo ai giovani, affinché si riapproprino degli spazi pubblici per trasformarli in incubatori di idee ed inclusione sociale, attraverso la contrattazione sociale e sindacale.