A Perugia l’esperienza è nata da poco, a gennaio di quest’anno: uno sportello del Sunia all’interno di una struttura aperta a tutti ma molto frequentata dagli studenti, il circolo Porco Rosso, dove in un ufficietto si fa formazione e informazione sulla questione casa. Il sindacato degli inquilini, la Cgil e l’Udu vogliono aprirne altri con la stessa impostazione in giro per gli atenei d’Italia, nell’ambito della campagna “Senza casa, senza futuro".

“Riceviamo i ragazzi una volta a settimana – spiega Cristina Piastrelli, segretaria provinciale Sunia - per dare una prima risposta: insegnare loro a riconoscere i contratti di locazione, capire se il contratto proposto contiene clausole vessatorie, metterli sull’avviso su cosa accettare e cosa no. Perché le trappole sono tante e molto frequenti”.

Trappole e balzelli

A Perugia una stanza costa 300-350 euro al mese, che se confrontati ai livelli delle grandi città sembrano poche, “ma vi assicuro che non lo sono, anche perché spesso il canone è accompagnato da balzelli vari”, aggiunge Piastrelli. Per esempio? Ai 300 euro di affitto (la cifra ufficiale, dichiarata) se ne aggiungono 200 di oneri condominiali (non dichiarati), anche se lo stabile non ha il servizio di portierato e non c’è il riscaldamento centralizzato.

Oppure, altri 100 euro di “usura del mobilio” (sempre non tassati), una voce che non è contemplata dalla legge. Altra clausola consueta ma da non accettare: il proprietario può trattenere una copia delle chiavi di casa. Ancora: “Il conduttore può recedere dal contratto in qualsiasi momento, qualora ricorrano gravi motivi”. Fa pensare che si possa andare via davvero in qualunque momento ma non è così. Come nei contratti intestati a più studenti: se uno dei contraenti se ne va, perché cambia appartamento, università, città, il contratto si rescinde e i compagni restano senza casa.

C’è contratto e contratto

Le legge 431/91 prevede e norma tra gli altri il contratto di locazione per studenti universitari, ma quasi nessun proprietario lo applica: dura da 6 a 36 mesi massimo, ha un canone calmierato, consente di locare le singole stanze (anche se la somma non può superare l’affitto complessivo previsto), permette una riduzione dell’Imu del 25 per cento e il 10 per cento di tasse.  

Il locatore però preferisce il contratto classico del libero mercato, perché può chiedere la cifra che più gli aggrada e se rientra nella cedolare secca ha una tassazione agevolata. La durata la prevede la legge, 4 anni più quattro, ma tanto si sa che nessuno studente si ferma per così tanto tempo. Insomma, in generale è più tutelato.

Città affollata

“Il nostro sportello sta avendo un riscontro incredibile – aggiunge la segretaria del Sunia - e sta facendo venire a galla un mondo che pensavo scomparso: garage che vengono locati come appartamenti, clausole vessatorie. La ricerca di una stanza è una cosa molto complicata per gli studenti: dilagano gli affitti brevi, che non sono regolamentati e sono molto più remunerativi per il proprietario. Con il bonus al 110 per cento poi tanti alloggi sono in ristrutturazione e quindi non disponibili sul mercato. In più l'ateneo ha visto un incremento di un terzo degli iscritti con la cancellazione del test di ammissione a psicologia e scienze motorie. Senza contare che dopo la pandemia è tornata la didattica in presenza e quindi anche gli studenti universitari”.