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C’era anche la Cgil Puglia al primo salone Job&Orienta di Bari, che si è tenuto alla Fiera del Levante dal 14 al 16 maggio, un evento che nasce dalla consolidata manifestazione nazionale di Verona, giunta alla 34esima edizione, e promosso con Veronafiere in partnership con la Regione Puglia.
L’obiettivo della kermesse è proporre al Sud una piattaforma di incontro, dialogo e scambio tra gli operatori del sistema orientamento, formazione e lavoro, le istituzioni, le aziende e le organizzazioni di rappresentanza. Una tre giorni di eventi, convegni e laboratori per accompagnare i ragazzi e le famiglie verso scelte scolastiche consapevoli e supportare i giovani nel loro ingresso nel mondo del lavoro e nella ricerca di riqualificazione professionale.
La Cgil ha scelto di avere un proprio stand all’interno della prima edizione barese di Job&Orienta, in collaborazione con il Nidil e il Sol della Camera del Lavoro di Lecce. Se tra gli obiettivi dello Sportello orienta lavoro c’è quello di una piena consapevolezza dei contesti giuridici e normativi del mercato, allo stand, al quale si sono avvicinati centinaia di ragazzi in visita agli spazi espositivi, sono stati distribuiti materiali informativi sui referendum dell’8 e 9 giugno su lavoro e cittadinanza.
“In Puglia oltre il 90 per cento dei rapporti di lavoro attivati è precario, nello specifico il 75 per cento sono contratti a termine – spiega la segretaria generale della confederazione regionale, Gigia Bucci –. Qui un lavoratore su cinque a temine vive questa condizione da oltre cinque anni. È stato facile allora spiegare il senso del quesito che vuole voler mettere un argine all’abuso dei contratti precari. Così come il tema della sicurezza e della stabilità lavorativa sono fortemente sentiti”.
La Cgil ha partecipato a uno dei panel promossi nelle tre giornate della kermesse fieristica, sul tema “Le prospettive per la Puglia tra nuove politiche attive, interventi anticrisi e nuove dinamiche occupazionali”.
In quel contesto Bucci ha ribadito come “occorre prima di tutti riflettere sul valore sociale che ha il lavoro e come questo viene percepito dai giovani, dopo anni di precarizzazione e attacco ai diritti. Oggi si è poveri pur lavorando e il lavoro non è più strumento di emancipazione e autonomia individuale”.
Serve quindi investire sulle politiche attive, potenziando il ruolo dei centri per l’impiego, “ma assieme riconquistare diritti che tolgano chi lavora da uno stato di totale subordinazione ai datori – conclude Bucci -. La politica rimetta al centro la buona occupazione, il salario, gli investimenti su formazione e sviluppo. Noi crediamo che si può invertire la tendenza a partire dai cinque Sì ai referendum su lavoro e cittadinanza. Gli operatori e dirigenti che hanno avuto il contatto diretto con l’utenza della fiera ci dicono che è quello che chiedono i giovani: un lavoro e un reddito dignitoso per rimanere e non essere costretti a scegliere, chi può, di andare via dalla nostra regione”.