L’anno scolastico che sta per iniziare parte con il presupposto e l’auspicio, condivisibile, della scuola in presenza. E’ non solo una necessità ineludibile ma un elemento imprescindibile per dare concretezza all’esigenza di garantire il diritto allo studio alle bambine e ai bambini, alle ragazze e ai ragazzi che in questa regione sono oltre 500.000. Per farlo servono alcuni ingredienti fondamentali: a partire da una capillare adesione alla campagna vaccinale, cosa che la scuola ha fatto per il 96% del suo personale, ma anche e soprattutto, dall’esigenza di garantire la sicurezza all’interno dei luoghi di lavoro che sono, contemporaneamente, anche luoghi di studio per migliaia di studenti.

Parlare quindi di garanzia del diritto allo studio e di sicurezza nella scuola significa ragionare di organici, stabilizzazione del personale, numero di alunni per classe, edilizia scolastica e quindi spazi e distanziamento, trasporti. Condizioni imprescindibili per allontanare la ormai vituperata didattica a distanza. Per questo, l’attenzione del sindacato è alta, molto alta in quanto, al contrario delle rassicurazioni, crediamo non si sia fatto a sufficienza per garantire una ripartenza funzionale alle esigenze che non riveste più i caratteri dell’emergenza. Vorremmo poter dire il contrario ma dal nostro osservatorio registriamo che non sarà solo un anno difficile per l’emergenza epidemiologica, i cui sviluppi, nonostante il vaccino sono ancora imprevedibili, ma soprattutto perché rimangono irrisolti i problemi che da anni attanagliano l’istruzione pubblica.

In questa regione si è lavorato molto e anche in condizioni non sempre agevoli a seguito delle indicazioni impartite dal ministero, spesso non compatibili con i tempi stretti della loro realizzazione. E’ vero sono state fatte più immissioni in ruolo dello scorso anno ma tantissimi posti sono ancora scoperti o saranno coperti con supplenti chiamati dalle scuole (se e quando si riusciranno a trovare). Abbiamo sottoscritto con il ministero e con il governo diversi patti e protocolli: per citarne qualcuno, il Patto per la scuola e il Protocollo di sicurezza e ci saremmo aspettati atti conseguenti, un maggiore investimento di risorse necessarie e funzionali ad una ripresa vera, un concreto coinvolgimento.

Invece, su alcuni versanti registriamo un inaccettabile arretramento rispetto al precedente anno scolastico in termini di risorse economiche e indicazioni puntuali alle scuole (il decreto sostegni bis ha di fatto cancellato il cosiddetto organico Covid e ha stanziato risorse, non sufficienti, solo fino al 30 dicembre prossimo oltre all’introduzione di allentamenti sulle norme di sicurezza, puntando non più sul distanziamento di “un metro tra le rime buccali” ma prevedendo il distanziamento “se necessario”). Quindi, il problema del sovraffollamento delle aule è stato risolto trasformando l’obbligo del metro di distanza all’interno degli istituti in una semplice raccomandazione. A questo proposito vorremmo portare all’attenzione che il dato medio regionale di classi con 26 alunni e oltre è del 9,3% con questa distribuzione per ordine di scuola: scuola primaria 4%, scuola secondaria di primo grado 11,5%, scuola secondaria di secondo grado 13,6%. Le classi con 23 alunni e oltre sono il 45% del totale delle classi.

In tutti questi mesi, la Flc Cgil si è battuta affinché si ritornasse alle attività in presenza coniugando la massima sicurezza per i lavoratori e gli studenti, per recuperare le pesanti diseguaglianze che la didattica a distanza ha portato con sé. Abbiamo chiesto fin da ottobre 2020 un canale prioritario per la vaccinazione del personale scolastico, nell’ambito di una campagna che chiedeva anche l’eliminazione dei brevetti avendo chiaro che il vaccino è un atto di responsabilità sociale e collettiva, a garanzia del diritto alla salute e per la ripresa economica. E’ chiaro però, che si tratta anche di una responsabilità che il decisore politico deve assumersi senza scaricare su altri soggetti la responsabilità della decisione.

Per questo, dopo la decisione del governo di attivare il green pass per i lavoratori della scuola, senza alcun preavviso o confronto, abbiamo evidenziato la complessità che avrebbe presentato l’introduzione di questo strumento - pensato per altri contesti - insufficiente a garantire quegli elementi di sicurezza che nei giorni successivi sono emersi (tracciamento, screening, tamponi, personale dedicato al controllo...). Occorrono scelte precise, rapide e risorse economiche - quelle del Pnrr e altre - che entrino nella spesa corrente del bilancio dello Stato e uscire rapidamente dai proclami per rendere esigibili i contenuti degli accordi che si sottoscrivono, evitando, come è successo, interpretazioni unilaterali degli accordi stessi. Invece assistiamo all’ennesima replica di una narrazione ormai nota: si parla di ingenti risorse ma in realtà si sommano cospicui risparmi, stanziamenti di leggi precedenti, risorse europee e solo per una frazione nuovi finanziamenti.

A due giorni dall’inizio dell’anno scolastico rimangono irrisolte le priorità che da tempo e con coerenza poniamo: a. eliminare tutte le situazioni di affollamento delle classi e di mancato rispetto del distanziamento, concetto letteralmente scomparso nelle note ministeriali; b. ripristinare l’organico Covid o per meglio dire aggiuntivo per tutto l’anno scolastico 2021/2022, per garantire il distanziamento, lo sdoppiamento delle classi e l’aggiunta di personale Ata, per garantire la sicurezza in tutti i plessi e le sedi; c. prevedere e garantire la stabilizzazione di tutto il personale scolastico: ancora troppe sono le cattedre scoperte e manca il personale per garantire l’apertura dei vari plessi, la sicurezza, la sanificazione e il controllo nelle scuole; d. modificare le norme sulla formazione delle classi e sul dimensionamento scolastico, per cambiare davvero la scuola, innalzandone la qualità; e. attivare i presidi sanitari nelle scuole come strumento strategico per il controllo della diffusione del virus e per assumere decisioni ponderate (chiudere o tenere aperte le scuole) nei casi di focolai; f. prevedere l’esclusività del sistema di trasporto scolastico: la capienza all’80%, come previsto dalle norme, non garantisce le corrette norme di sicurezza.

A queste si aggiungono altre criticità che da tempo segnaliamoa. organico tagliato nei corsi serali che rischiano di scomparire in alcune realtà territoriali; b. aumento delle classi pollaio in particolare alle superiori; c. tempi sbagliati nell’introduzione e nell’utilizzo della piattaforma informatizzata per le assunzioni in ruolo e le supplenze che in molti casi hanno generato confusione e ritardi e richieste di controlli da parte degli interessati; d. indicazioni insufficienti e intempestive nella gestione e nel controllo del green pass, che scaricano sui dirigenti scolastici un’ulteriore e delicata responsabilità; e. restituzione di oltre il 50% del contingente dei ruoli assegnati alla nostra regione per mancanza di candidati abilitati (in particolare sulle materie scientifiche e sostegno), posti che saranno occupati da supplenti (che è comunque difficile reperire per le ragioni sopra dette).

Con l’apertura dell’anno scolastico ci impegneremo in una campagna capillare e straordinaria di assemblee, di proposta e ascolto della categoria. In mancanza di risposte concrete, avvieremo una mobilitazione della categoria, che tra le altre questioni, attende di sapere quante risorse il governo intende mettere nella manovra di bilancio 2022 per il rinnovo del ccnl, scaduto ormai da 3 anni. 

Monica Ottaviani è segretaria generale Flc Cgil Emilia-Romagna