“È il momento di affrontare le sfide, a partire dalla riduzione delle disuguaglianze sociali e territoriali, e di misurarci con la riconversione verde e con la digitalizzazione, finalizzando gli investimenti alla creazione di occupazione e alla sua tutela, soprattutto per giovani e donne e nel Mezzogiorno. Il Piano di ripresa e resilienza, appena approvato dalla Commissione europea, non dovrà mai perdere di vista questi obiettivi, solo così si potrà tornare a parlare di crescita e sviluppo e si potrà ricomporre quella frattura sociale ed economica ampliata dalla pandemia”. Così la Cgil Nazionale in una nota.

“Questo piano - sottolinea la Confederazione - non dovrà essere solo una sommatoria di progetti, dovrà diventare il 'progetto Paese', con un rafforzato protagonismo dello Stato. Il nostro metro di giudizio per valutarlo sarà il lavoro: sul versante della quantità, della qualità, del contrasto alla precarietà, della capacità di tenuta e di protezione, a partire da un sistema universale di diritti, tutele e di formazione”.

Per il sindacato guidato da Maurizio Landini “questo ambizioso piano di investimenti e di riforme potrà essere realizzato solo se il Governo coinvolgerà preventivamente le parti sociali. Ad oggi il processo di partecipazione dei sindacati è gravemente insufficiente, per garantire coesione sociale va rafforzata la partecipazione a tutti i livelli sia nazionale che territoriale".

"Per questo - conclude la Cgil - abbiamo chiesto insieme a Cisl e Uil  di cambiare il decreto legge che definisce il la governance del Pnrr".