Un gruppo di geniali deputati della sinistra, non contenti dei disastri provocati negli ultimi vent'anni, vuole mummificare Bella ciao. Proponendo che, per legge, sia suonata dopo (o prima, fa lo stesso) dell'Inno di Mameli, a ogni ricorrenza comandata.

Bravi. Non c'è miglior modo di ossificare la Resistenza; e non solo. Perché la memoria diventa rito freddo se le si impone la marsina e non si riaggiorna nella vita delle persone; e quel canto - a lungo dimenticato e ora santificato - dalle sue incerte origini (forse le mondine padane) a oggi, ha il pregio di rivitalizzarsi ovunque. Non è un giudizio, è cronaca: tradotto nelle montagne del Kurdistan, suonato nelle piazze di Parigi, riscritto dai ragazzi di Fridays for future, cantato a Hong Kong o a Santiago del Cile, persino evocato dai banditi televisivi della Casa di carta.

Libera e di tutti, Bella ciao è diventata la cosa più cosmopolita dei nostri giorni. Lasciatela così. Non "legatela", nemmeno per ricordare il migliore dei movimenti. La fareste morire.